“Break-Through at Monte Altuzzo” nel racconto di Sidney T. Mathews

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a cura di Daniele Baggiani

Diamo qui in download (a destra; sotto il testo se con smartphone) il testo originale completo e la traduzione in italiano di un libro importante, relativo lo sfondamento della Linea Gotica al Passo del Giogo di Scarperia il quale, in particolare, approfondisce la Battaglia di Monte Altuzzo passo passo. Si tratta di:

C.B. MACDONALD, S.T. MATHEWS, Tre Battaglie: Arnaville, Altuzzo e Schmidt. L’Esercito degli Stati Uniti nella Seconda Guerra Mondiale, Washington DC, Office of the Chief of Military History. Department of the Army, 1952.

 

Questo testo trae la sua importanza storica da due aspetti fondamentali:

  1. Innanzitutto, si basa su preziose testimonianze dirette raccolte attraverso interviste ai soldati che parteciparono ai combattimenti svoltisi tra il 12 e il 18 settembre 1944 per la conquista di Quota 926, Monte Altuzzo. Queste interviste permettono di ricostruire con precisione l’andamento degli scontri sul terreno e le dinamiche vissute dagli uomini in prima linea, integrando e approfondendo quanto emerso dai documenti ufficiali.
  2. In secondo luogo, esso analizza con lucidità le scelte tattiche e l’evoluzione operativa di una delle battaglie più significative combattute lungo la Linea Gotica. L’attacco a Monte Altuzzo, condotto in condizioni di estrema difficoltà ambientale e tattica, dimostra chiaramente le problematiche affrontate dalle truppe americane: il terreno aspro e accidentato, le precarie comunicazioni, le perdite di orientamento e i micidiali errori di fuoco amico. L’analisi evidenzia così la tenace resistenza tedesca favorita da una sapiente disposizione difensiva lungo linee fortificate predisposte, che amplificò notevolmente i costi umani e materiali sostenuti dagli Alleati nella conquista di Quota 926, punto chiave della Linea Gotica.

Il volume esamina con estrema accuratezza tre battaglie affrontate dall’Esercito degli Stati Uniti durante la Seconda Guerra Mondiale, concentrandosi sulle operazioni condotte nel settembre 1944 ad Arnaville, Monte Altuzzo e Schmidt. Ognuno di questi scontri fu caratterizzato da un elevato tributo di vite umane e da complesse sfide tattiche per le truppe americane. L’importanza di tali battaglie non risiede solo nell’esito strategico conseguito, ma soprattutto nelle lezioni operative che ne scaturirono, contribuendo a migliorare l’addestramento e le capacità tattiche della fanteria statunitense.

Sul fronte italiano, il 338º Reggimento di Fanteria fu impegnato in una delle più difficili operazioni di sfondamento della Linea Gotica, precisamente sul Monte Altuzzo, un settore di cruciale rilevanza strategica. Gli scontri, combattuti tra il 12 e il 18 settembre 1944, videro protagoniste unità della 85ª Divisione di Fanteria “Custer”, che dovettero affrontare un terreno estremamente ostile, postazioni difensive tedesche fortemente fortificate e una serie di difficoltà logistiche, comunicative e tattiche che complicarono l’avanzata sin dalle prime ore dell’offensiva.

Il presente lavoro offre una sintesi ampia e dettagliata del contenuto del volume, rendendolo fruibile anche come lettura autonoma. Inoltre, mettiamo a disposizione i file impaginati in PDF della sezione dedicata alla Battaglia del Monte Altuzzo, comprensiva di note, fotografie, mappe e bibliografia specifica. Il monumentale lavoro di ricerca condotto dall’autore testimonia l’attenzione con cui l’esercito americano ha studiato gli scontri più complessi per trarne insegnamenti preziosi per il futuro. Un sentito ringraziamento a Sidney T. Mathews per aver lasciato una ricostruzione così dettagliata e accurata dello sfondamento della Linea Gotica da parte del 338° Infantry Regiment dell’85ª Divisione “Custer” – un successo condiviso con il 363° Infantry Regiment della 91ª Divisione “Powder River”, che combatté eroicamente sul Monticelli Ridge, a ovest del Giogo del Passo.

12-13 settembre 1944: i preparativi presso la Fattoria del Paretaio

Il 338º Reggimento Fanteria, inquadrato nella 85ª Divisione di Fanteria americana sotto il comando del Generale John B. Coulter, arrivò nella zona antistante Monte Altuzzo nella notte tra il 12 e il 13 settembre 1944. La Fattoria del Paretaio, situata nelle immediate vicinanze della strada che conduce verso il Passo del Giogo, divenne il punto di raccolta e di concentrazione delle forze. In queste prime ore, cruciali per il futuro svolgimento della battaglia, gli ufficiali si dedicarono alla pianificazione dettagliata delle operazioni. Al comando del 1º Battaglione, unità che avrebbe avuto il ruolo principale nell’assalto diretto alla vetta di Monte Altuzzo (Hill 926), era il Tenente Colonnello Willis O. Jackson, un ufficiale energico e determinato. Jackson aveva ricevuto l’ordine diretto dal comando della 85ª Divisione: conquistare la cima di Monte Altuzzo, punto nevralgico della Linea Gotica difesa dal 12° Reggimento Paracadutisti tedesco, per creare una breccia decisiva nelle difese nemiche.

La Fattoria del Paretaio divenne presto un frenetico centro logistico, dove si accumulavano rifornimenti, munizioni e equipaggiamenti. Fu qui che vennero distribuite le razioni K, le granate, e le munizioni aggiuntive ai soldati. Gli uomini, molti dei quali avevano già combattuto duramente nelle settimane precedenti, sfruttarono queste ore per riposarsi brevemente e controllare accuratamente l’equipaggiamento. Alcuni ufficiali e soldati esperti come il Sergente Lang e il Sergente Kelsey passarono in rassegna le loro squadre, fornendo istruzioni dettagliate sulle tattiche da impiegare nel terreno montuoso e impervio.

Durante i preparativi, il Tenente Colonnello Jackson tenne numerosi briefing tattici con i comandanti delle compagnie per definire chiaramente i compiti di ciascuna unità. Il piano prevedeva che la Compagnia B, comandata dal Capitano Maurice E. Peabody, assumesse la guida dell’attacco principale lungo il crinale orientale di Monte Altuzzo, con l’obiettivo primario di occupare la vetta (Hill 926). Nel frattempo, la Compagnia A, al comando del Capitano King, avrebbe operato sulla cresta occidentale con il compito di proteggere il fianco sinistro dell’assalto principale, impedendo eventuali contrattacchi nemici provenienti dal versante ovest. La Compagnia C, sotto il comando del Capitano Palumbo, avrebbe invece mantenuto la riserva iniziale, pronta a intervenire in supporto alla Compagnia B non appena questa avesse raggiunto obiettivi intermedi.

Il Tenente Colonnello Jackson, consapevole della difficoltà dell’obiettivo, mise in guardia i comandanti delle compagnie sulle insidie presenti lungo il percorso: estese zone di filo spinato, campi minati sapientemente nascosti e bunker tedeschi ben camuffati.

Nonostante queste precauzioni, le informazioni dettagliate sul terreno erano scarse, e la visibilità notturna e il meteo incerto non aiutavano a identificare chiaramente i punti critici che avrebbero incontrato. Ciò avrebbe poi causato gravi problemi di orientamento durante l’assalto.

Particolare attenzione venne prestata al sistema di comunicazioni: ogni compagnia aveva in dotazione radio SCR 536, ma queste apparecchiature si dimostrarono subito inadeguate per le esigenze operative che si sarebbero manifestate sul terreno accidentato di Monte Altuzzo. Nonostante ciò, vennero predisposte alcune squadre di messaggeri che avrebbero dovuto compensare eventuali difficoltà nelle trasmissioni radio.

Durante tutta la giornata del 13 settembre, prima della partenza prevista nella notte, gli ufficiali superiori del reggimento e della divisione visitarono ripetutamente il Paretaio per controllare lo stato dei preparativi e motivare gli uomini. I soldati, consapevoli della difficoltà dell’operazione, approfittarono di queste ore per scrivere lettere a casa o riposare brevemente. Per molti di loro, queste sarebbero state le ultime ore di tranquillità prima di giorni estremamente duri e sanguinosi. Verso sera, poco prima che il battaglione partisse per la sua missione, un fitto bombardamento di artiglieria americana colpì la zona di Monte Altuzzo per indebolire le difese tedesche. Tuttavia, a causa di errori di calcolo, parte di questo fuoco cadde troppo vicino alle posizioni iniziali del 338º Fanteria, provocando alcune situazioni di tensione tra i soldati già pronti all’avanzata. Nonostante questo episodio, il morale rimase alto e la determinazione salda: gli uomini erano pronti a muovere verso le posizioni di partenza sul crinale, fiduciosi nell’imminente successo.

Così, con l’oscurità ormai scesa completamente, il 1º Battaglione iniziò lentamente e silenziosamente il movimento dalla Fattoria del Paretaio verso le prime pendici di Monte Altuzzo, ignaro dei gravi problemi di orientamento e delle perdite che avrebbe incontrato poche ore più tardi.

14 settembre 1944: errori d’orientamento e limiti nelle comunicazioni

Nelle prime ore del 14 settembre 1944, il 1° Battaglione del 338º Reggimento Fanteria, sotto il comando diretto del Tenente Colonnello Willis O. Jackson, lanciò un attacco deciso verso quella che credeva essere la cima strategica del Monte Altuzzo (Hill 926). L’avanzata, tuttavia, iniziò sotto una cattiva stella. La conformazione del terreno montano, caratterizzato da creste scoscese, fitte aree boschive e numerosi affioramenti rocciosi, ostacolò fin da subito il corretto orientamento degli uomini, rallentandone il movimento e rendendo quasi impossibile mantenere una formazione coerente. La Compagnia B, comandata dal Capitano Maurice E. Peabody, si mosse con grande difficoltà attraverso sentieri non chiaramente riconoscibili, in condizioni di scarsa visibilità.

Nel tentativo di avanzare rapidamente verso la cima, i soldati della Compagnia si persero, commettendo un errore di orientamento cruciale: invece di dirigersi verso la vetta principale del Monte Altuzzo, raggiunsero erroneamente una cresta secondaria situata circa 700 metri ad ovest dell’obiettivo designato. A questa cresta i soldati assegnarono successivamente il nome informale di “Peabody’s Peak”.

Qui incontrarono immediatamente ostacoli insidiosi preparati accuratamente dai tedeschi: fitte barriere di filo spinato interrotte da campi minati ben mimetizzati, che costrinsero gli uomini a procedere con estrema lentezza, esponendosi ulteriormente al fuoco di mitragliatrici e mortai nemici. Mentre avanzavano sulle rocce, i soldati scoprirono che scavare ripari adeguati era impossibile, data la durezza del terreno: molti riuscirono a creare solo trincee superficiali, appena sufficienti per coprire i corpi sdraiati a terra.

Le comunicazioni via radio tra la compagnia e il comando di battaglione collassarono presto a causa di interferenze, guasti agli apparecchi SCR 536, e batterie esauste dopo un’intera notte di operazioni. Il Sergente Lang, comandante del 2° Plotone, rendendosi conto della gravità della situazione e della posizione scoperta della sua unità, tentò più volte di chiedere rinforzi ed un supporto di fuoco tramite messaggeri. Numerosi soldati, fra cui il soldato John E. Catlett e il soldato Patrick H. McDonald, Jr., furono inviati verso il posto di comando del Capitano Peabody per chiedere munizioni e soccorsi urgenti. Tuttavia, molti di loro non riuscirono a tornare indietro, cadendo vittime del fuoco tedesco lungo il tragitto.

Le difficoltà aumentarono rapidamente quando i tedeschi sferrarono ripetuti e violenti contrattacchi. I soldati della Compagnia B, già esausti e con poche munizioni, si trovarono presto a dover utilizzare munizioni recuperate dai compagni caduti per proseguire il combattimento. Il soldato William C. Leonard Jr. fu tra i primi caduti, colpito mortalmente durante un intenso bombardamento di mortai tedeschi. Numerosi altri uomini subirono ferite gravi senza possibilità di essere evacuati a causa dell’intensità del fuoco nemico e della pericolosità del terreno.

L’artiglieria americana, nel tentativo di supportare la Compagnia B, aprì più volte il fuoco, ma a causa degli errori di identificazione della posizione, alcuni colpi caddero pericolosamente vicino ai soldati americani stessi. Questa drammatica situazione provocò ulteriori perdite e sconcerto tra le truppe. Il Tenente Erkman, ufficiale esecutivo della compagnia, cercò disperatamente di consolidare le posizioni e recuperare i dispersi, ma il caos, la dispersione degli uomini e il fuoco continuo ostacolarono gravemente le sue azioni.

Intanto, dalla cima principale del Monte Altuzzo, le mitragliatrici tedesche continuarono per l’intera giornata e parte della notte a martellare le posizioni americane isolate sulla cresta sbagliata.

Alcuni soldati, come il soldato Alton Mos, dimostrarono grande coraggio riuscendo a sopprimere temporaneamente un mortaio nemico con rapide e precise raffiche della loro arma automatica Browning (BAR). Altri si limitarono a resistere con grande difficoltà, esponendosi a rischi enormi ogni volta che tentavano di rispondere al fuoco nemico.

Durante la notte, il morale degli uomini della Compagnia B fu messo a dura prova dalla mancanza di informazioni: soltanto nelle ore successive avrebbero compreso pienamente l’errore commesso, cioè l’essersi posizionati sulla cresta sbagliata. Fino a quel momento, infatti, i soldati americani credevano ancora di trovarsi vicini alla cima principale di Monte Altuzzo e di combattere per il controllo diretto di essa. L’equivoco fu scoperto solo molto più tardi, dopo molte ore di durissima lotta e molteplici sacrifici in termini di vite umane.

Alla fine della drammatica giornata, il bilancio per la Compagnia B risultò pesante: decine di soldati erano stati uccisi o gravemente feriti, altri erano dispersi, e la posizione raggiunta non offriva alcun vantaggio strategico reale. Tuttavia, la tenace resistenza dei soldati aveva perlomeno impedito ai tedeschi di rioccupare rapidamente quella cresta secondaria, mantenendo così una posizione utile, anche se non quella prevista originariamente.

15 Settembre: isolamento, contrattacchi, disperata resistenza

Il 15 settembre iniziò con gli uomini del 1º Battaglione, in particolare la Compagnia B, già profondamente coinvolti in una situazione tattica molto delicata. Isolati sul fianco orientale di Monte Altuzzo, i soldati si trovarono in posizioni altamente vulnerabili, esposti al fuoco nemico proveniente da posizioni ben fortificate e da zone non ancora individuate lungo la linea difensiva tedesca. Dopo la tragica confusione del giorno precedente, che aveva visto numerosi errori nell’orientamento e nella determinazione degli obiettivi, il Capitano Maurice E. Peabody, comandante della Compagnia B, continuava a ritenere che la sua unità fosse vicina al crinale principale di Monte Altuzzo, non realizzando invece di essere attestato su una posizione secondaria, più a ovest, in direzione del crinale sbagliato.

Questo errore, ancora non chiarito al comando superiore, provocò pesanti conseguenze tattiche: l’artiglieria americana continuò a sparare sugli obiettivi indicati erroneamente, colpendo a tratti anche i soldati della Compagnia B. Tale fuoco amico causò perdite tra i feriti che, impossibilitati ad essere evacuati, rimasero esposti senza alcuna copertura adeguata.

Nel frattempo, il Sergente Lang, con i plotoni avanzati (2º e 3º Plotone della Compagnia B), si trovava a corto di munizioni e senza possibilità di rifornimenti. La comunicazione radio con il comando della compagnia si era rivelata impossibile: le batterie degli apparecchi SCR 536 si erano esaurite rapidamente, rendendo inefficace ogni tentativo di richiedere rinforzi o supporto di artiglieria. In una situazione ormai disperata, Lang decise di inviare diversi messaggeri al comando della compagnia per richiedere urgentemente soccorsi.

I primi messaggeri inviati, tra cui il soldato John E. Catlett, incontrarono gravissime difficoltà. Catlett riuscì a raggiungere il Tenente Erkman (ufficiale esecutivo della Compagnia B), ma quest’ultimo, nel tentativo di risalire la collina con rinforzi, fu respinto dal fuoco nemico e costretto a tornare indietro. Catlett stesso rimase bloccato dal tiro delle mitragliatrici tedesche e non riuscì a tornare alla sua posizione originaria. Durante la giornata, altri soldati furono mandati come messaggeri, con risultati tragici. Il soldato Donald J. Brown fu ucciso mentre cercava di raggiungere il comando; il suo compagno, Patrick H. McDonald Jr., dopo aver visto Brown cadere mortalmente ferito, proseguì comunque la missione, riuscendo infine a raggiungere il comandante della compagnia, Capitano Peabody, riferendo la disperata situazione in cui si trovavano i plotoni avanzati. Peabody garantì che avrebbe inviato rinforzi immediatamente, ma i tentativi risultarono inefficaci per il pesante fuoco tedesco che impediva ai soccorsi di raggiungere le posizioni avanzate.

I contrattacchi tedeschi contro le posizioni della Compagnia B si susseguirono violentemente durante tutto il giorno. Ogni assalto era preceduto da intensi bombardamenti di mortaio da 50-mm e raffiche precise di armi automatiche, che costringevano i soldati americani a ripararsi in rifugi improvvisati, dietro rocce o in buche appena scavate. Gli attacchi, lanciati prevalentemente frontalmente e dal fianco destro delle posizioni americane, inflissero perdite crescenti e costrinsero gli uomini a usare fino all’ultima munizione. Durante uno di questi scontri, il soldato Angelo F. Crespi, operatore radio del 1º Plotone, fu colpito mortalmente, lasciando il plotone senza possibilità di comunicazione.

Nonostante le perdite e le condizioni disperate, i soldati americani tennero la posizione con determinazione eroica, respingendo ripetutamente il nemico. I soldati superstiti recuperarono munizioni dai corpi dei compagni caduti per continuare a combattere, non potendo ricevere alcun rifornimento.

Alcuni feriti tentarono di scendere autonomamente verso il posto comando, attraversando con enorme rischio il campo minato segnalato dal cartello “Minen” posto dai tedeschi e il fitto filo spinato. Diversi soldati, compreso il soldato Hamilton Adams, rimasero feriti mentre tentavano di evacuare o di portare messaggi.

Nel pomeriggio, le mitragliatrici leggere e pesanti del plotone armi pesanti della Compagnia D tentarono di posizionarsi in supporto ai plotoni avanzati, ma l’efficacia fu minima. Le condizioni del terreno, scosceso e roccioso, e la presenza di una folta vegetazione, resero impossibile un posizionamento che garantisse sia una visuale chiara sul nemico sia una copertura sicura per gli operatori. In molti casi, i serventi delle mitragliatrici vennero rapidamente colpiti non appena si esponevano per sparare. I mortai da 60-mm, infine, non riuscirono mai a raggiungere posizioni avanzate, essendo bloccati per tutta la giornata dal preciso fuoco di mitragliatrice e fucileria proveniente dai crinali adiacenti. In sintesi, le criticità principali incontrate il 15 settembre furono:

  • Gravissimi problemi di comunicazione con il comando.
  • Mancanza cronica di munizioni e impossibilità di ricevere rifornimenti.
  • Perdita di orientamento e mancata identificazione del reale obiettivo (Monte Altuzzo).
  • Fuoco amico causato da errori nella determinazione delle posizioni.
  • Incapacità di evacuare i feriti gravi per la natura ostile del terreno e il fuoco continuo.

Nonostante queste drammatiche condizioni, il 1º Battaglione riuscì comunque a respingere tutti i contrattacchi tedeschi subendo però pesanti perdite in vite umane e numerosi feriti. Alla fine della giornata, era evidente che una nuova strategia e un chiaro intervento di rinforzi sarebbero stati necessari per il proseguimento dell’operazione.

16 settembre: consolidamento delle posizioni, altri contrattacchi

Nella notte e durante le prime ore del 16 settembre, la situazione del 338° Reggimento Fanteria sulla cima di Monte Altuzzo rimase critica. Il 1° Battaglione, guidato dal Tenente Colonnello Willis O. Jackson, aveva raggiunto posizioni avanzate sul crinale orientale di Monte Altuzzo (Quota 926), ma queste posizioni erano estremamente vulnerabili, in quanto non erano state ancora completamente conquistate le linee difensive tedesche e i bunker posti nelle immediate vicinanze della vetta. Durante la giornata, il Tenente Krasman, comandante del 3° Plotone della Compagnia C, e il Sergente Fent condussero un’operazione mirata a individuare e neutralizzare le posizioni nemiche rimaste. Insieme al soldato Schwantke, esploratore della Compagnia e conoscitore della lingua tedesca, scoprirono una postazione tedesca mimetizzata e iniziarono a ispezionare un complesso sistema di trincee a zig-zag che collegavano i bunker alla vetta. Mentre esploravano una trincea, incontrarono un soldatо tedesco che, chiamato alla resa, tentò di fuggire e fu immediatamente colpito e ucciso​.

La situazione divenne rapidamente caotica. Il Tenente Krasman chiese rinforzi dal pendio meridionale e il Sergente Strosnider con circa quindici uomini della Compagnia C si mossero rapidamente verso la cima per rafforzare le posizioni conquistate.

Gli uomini avanzarono fino alla trincea a zig-zag destra, ma vennero fermati dal fuoco di una mitragliatrice tedesca appostata nel bunker di destra. Il soldato Schwantke tentò ripetutamente di aggirare il fuoco nemico, ma venne costantemente respinto. Il Tenente Krasman e il Sergente Thompson cercarono di neutralizzare la minaccia tedesca con diverse granate a mano, ma senza risultati evidenti​.

Contemporaneamente, il Sergente Strosnider e alcuni soldati della Compagnia C si rifugiarono in un grande cratere provocato dall’artiglieria, dal quale tentarono di assaltare un bunker vicino, ben protetto e senza feritoie visibili. I tedeschi iniziarono a rispondere con granate a concussione, che sfiorarono gli americani senza fortunatamente esplodere direttamente nel cratere​.

In questa fase di combattimento ravvicinato si distinse il soldato scelto Elmer J. Kunze insieme al soldato Lawrence Markey Jr., che affrontarono direttamente un tedesco uscito improvvisamente dal bunker indossando un elmetto americano.

Nel confronto immediato, Markey esitò a sparare e il tedesco riuscì a lanciare una granata, costringendo entrambi gli americani a ritirarsi temporaneamente. Ritornarono all’assalto dopo aver ricevuto una granata dal Sergente Strosnider, ingaggiando un ulteriore scontro con il nemico nel bunker. In questo intenso combattimento ravvicinato, Markey fu ferito alla spalla da un colpo di fucile e altri uomini subirono perdite: il soldato Anthony W. Houston venne ucciso da una raffica di mitragliatrice proveniente da Knob 3, e il soldato scelto Kermit C. Fisher, nel tentativo di soccorrere il soldato Schwantke, fu mortalmente colpito alla gola​. Un’altra azione significativa fu condotta dal Sergente Fent insieme ai soldati Kubina e Lightner sul fianco sinistro della cima. Individuarono un bunker da cui uscì rapidamente un ufficiale tedesco, subito abbattuto da Fent. Dopo ulteriori scontri ravvicinati, Fent e Lightner riuscirono a catturare quattordici prigionieri tedeschi, tra cui un sergente maggiore che rivelò l’imminenza di ulteriori contrattacchi tedeschi. Successivamente, catturarono altri dieci tedeschi giunti spontaneamente per arrendersi. Durante la ricerca nel bunker catturato, Fent e Lightner distrussero gli equipaggiamenti radio e telefonici per impedirne l’utilizzo da parte nemica in caso di rioccupazione​.

Nel pomeriggio, come previsto dal sergente maggiore tedesco catturato, le forze tedesche tentarono il primo contrattacco deciso per riconquistare la vetta di Monte Altuzzo.

Questo contrattacco, condotto con determinazione dai soldati tedeschi, utilizzò principalmente mortai da 50 mm e mitragliatrici, mettendo in grave difficoltà i soldati della Compagnia C. Le truppe americane, pur con gravi difficoltà di approvvigionamento di munizioni, riuscirono però a resistere efficacemente, respingendo infine l’assalto nemico grazie al fuoco d’artiglieria e all’utilizzo di armi leggere​.

La giornata del 16 settembre fu quindi caratterizzata da un duro e continuo scontro ravvicinato con il nemico, combattuto principalmente nei bunker e nelle trincee della cima di Monte Altuzzo. Le perdite furono pesanti in rapporto alla brevità degli scontri, con diversi soldati morti e molti altri feriti gravemente in queste azioni ravvicinate.

17 settembre: conquista dell’Altuzzo

All’alba del 17 settembre, il 1° Battaglione del 338° Reggimento di Fanteria, sotto il comando del Tenente Colonnello Willis O. Jackson, era finalmente posizionato sulla cima di Monte Altuzzo (Quota 926). Tuttavia, la situazione era tutt’altro che stabile. I soldati tedeschi, seppur indeboliti, continuavano a mantenere saldamente le difese principali sulla parte superiore della conca e della cima occidentale, rendendo precaria la posizione americana. Inoltre, piccoli nuclei nemici erano ancora attivi nei bunker e lungo il cocuzzolo a nord di Quota 926, da cui avrebbero presto lanciato una serie di contrattacchi​.

I tedeschi, rinforzati nella notte dal 2° Battaglione della Grenadier Lehr Brigade e da rimpiazzi lituani, decisero di contrattaccare con determinazione.

La Compagnia C del Capitano King si trovava particolarmente esposta sulla Quota 926. Il plotone del Sergente Strosnider vide avvicinarsi una squadra tedesca armata di mitragliatrice; prima che potessero sparare, Strosnider riuscì a colpire e uccidere l’assistente mitragliere, facendo ritirare gli altri. Quasi immediatamente, un fuoco intenso di mortai da 50mm e mitragliatrici colpì le posizioni americane. Il soldato Bruce Cohn fu ferito da un proiettile calibro .30 alla caviglia e poi nuovamente alla schiena mentre cercava riparo. In quel frangente, i soldati americani esaurirono rapidamente le munizioni e dovettero ricorrere alle granate nemiche recuperate sul terreno​.

Durante il culmine dell’attacco tedesco, il Tenente Ritchey, comandante del Plotone Armi della Compagnia C, corse verso la prima curva della trincea a zig-zag destra con una mitragliatrice, sparando raffiche sui tedeschi avanzanti, supportato dai fucilieri che lo assistevano. Tuttavia, l’intensità del fuoco nemico lo costrinse presto a ripiegare su posizioni meno esposte, sul pendio meridionale della collina. Sul fianco sinistro, la situazione rimase critica per l’intera durata dell’attacco: una mitragliatrice tedesca bersagliò incessantemente gli uomini della Compagnia C mentre il nemico tentava di aggirare la linea difensiva americana​.

La Compagnia K, che tentava di avanzare verso Knob 3 a nord, subì numerose perdite a causa della resistenza tedesca ancora presente sul terreno. Il primo Plotone, diretto a est della cima di Quota 926, fu immediatamente fermato dal fuoco nemico proveniente dai bunker ancora presidiati dai tedeschi. Anche il 2° e il 3° Plotone, sebbene riusciti ad avanzare parzialmente verso Knob 3, vennero infine fermati e rischiarono di essere tagliati fuori e circondati.

Solo l’ordine di ritirata del comandante della Compagnia K, tenente Mack L. Brooks, permise alle truppe di evitare l’accerchiamento completo​.

La ritirata avvenne appena in tempo, perché immediatamente dopo i tedeschi lanciarono un ulteriore e più intenso contrattacco da entrambi i fianchi. Il Tenente Brooks della Compagnia K fece sparare ai suoi mortai da 60 mm a distanza ravvicinata davanti alla linea americana, riuscendo con ciò a fermare temporaneamente l’avanzata tedesca. Anche l’artiglieria del 403° Battaglione di Artiglieria Campale supportò con efficacia il contrattacco, sparando numerosi colpi, ben 277 in un’ora, sulle posizioni tedesche a nord della vetta di Monte Altuzzo. Questa combinazione di fuoco di artiglieria, mortai e armi leggere riuscì finalmente a far fallire definitivamente il contrattacco tedesco​.

Nel corso delle azioni della giornata, il 1º Battaglione subì ulteriori perdite: 29 uomini caddero (due morti e ventisette feriti), tutti appartenenti alla Compagnia C tranne due soldati feriti della Compagnia A. Il 3° Battaglione, coinvolto negli scontri a sud di Quota 926 e nel tentativo di avanzata verso Knob 3, registrò 38 perdite: tre soldati caduti, quattro dispersi e trentuno feriti. In totale, nelle azioni per conquistare e difendere Monte Altuzzo, compreso Knob 3, il 338º Reggimento subì 290 perdite, delle quali la maggior parte nel 1° Battaglione​.

Nonostante le perdite subite, la giornata del 17 settembre segnò il definitivo sfondamento della linea principale tedesca a Monte Altuzzo, preparando la strada per l’avanzata definitiva verso il Passo del Giogo e oltre.

18 settembre: ultimi contrattacchi. La presa di Knob 3

La mattina del 18 settembre, dopo una notte trascorsa a consolidare le posizioni, il 3º Battaglione del 338º Reggimento Fanteria assunse ufficialmente la responsabilità della difesa della cima di Monte Altuzzo, preparandosi contemporaneamente a proseguire verso nord per conquistare Knob 3, l’ultima fortezza tedesca ancora sotto il controllo nemico nell’area. Alle prime luci del giorno, una pattuglia della Compagnia K composta da venticinque uomini condusse una ricognizione verso le posizioni tedesche sulla cresta nord di Monte Altuzzo. Con sorpresa scoprirono che il bunker di destra, una delle posizioni tedesche più fortificate, era stato già abbandonato durante la notte. Questa notizia accelerò l’organizzazione dell’assalto finale, e furono impartiti ordini immediati affinché le Compagnie I e L avanzassero rapidamente verso Knob 3​.

Durante la notte, tuttavia, la Compagnia I incontrò serie difficoltà nel mantenere l’orientamento nell’oscurità, cosa che ne rallentò sensibilmente l’avanzata. Al contrario, la Compagnia L riuscì a partire puntualmente, guadagnando terreno verso Knob 3. Qui incontrarono una prima opposizione rappresentata da una piccola forza tedesca trincerata sulla sommità. Nonostante una dura resistenza iniziale, i soldati della Compagnia L neutralizzarono rapidamente i tre mitragliatori pesanti nemici. Decisivi per il successo furono alcuni prigionieri tedeschi catturati durante l’assalto, che indicarono ai soldati americani la posizione di ulteriori due bunker vicini e aiutarono direttamente nella resa degli occupanti​. Nell’azione di conquista e bonifica di Knob 3, la Compagnia L catturò sessantaquattro soldati tedeschi, pagando un prezzo di due morti e un ferito tra i suoi uomini.

Poco dopo l’alba del 18 settembre, la conquista di Knob 3 era finalmente completata, segnando l’occupazione definitiva di Monte Altuzzo da parte delle forze americane.

Durante le stesse ore della mattinata, anche il 2º Battaglione del 338º Fanteria, sotto il comando diretto del Colonnello Willis O. Jackson, consolidò l’avanzata lungo la strada che collegava il Passo del Giogo a Monticelli, occupando strategicamente le alture poste a nord della strada. Contemporaneamente, le Compagnie I e L del 3º Battaglione continuarono la propria progressione verso nord, raggiungendo infine il paese di Barco, situato circa 1.600 metri a nord del Passo del Giogo​.

La conquista definitiva di Monte Altuzzo e delle sue posizioni circostanti rappresentò la svolta decisiva per lo sfondamento della Linea Gotica. La resistenza tedesca sulla montagna era ormai stata completamente debellata, e le forze della Wehrmacht si ritirarono disordinatamente verso nord, non essendo più in grado di opporre una difesa efficace. Complessivamente, il 338º Reggimento Fanteria subì, durante l’intera operazione, 252 perdite nel 1º Battaglione e ulteriori 38 nel 3º Battaglione, per un totale di 290 perdite. Questo tributo fu pesante, ma necessario, dato il valore strategico rappresentato dal controllo di Monte Altuzzo per i piani offensivi della Quinta Armata​.

La giornata del 18 settembre 1944 segnò così il completamento di un’importante vittoria tattica e strategica, che permise al II Corpo d’Armata americano di proseguire rapidamente l’avanzata attraverso la Linea Gotica e verso la valle del fiume Santerno e la Pianura Padana.

Analisi della battaglia

La conquista di Monte Altuzzo rappresentò un momento importante nella campagna di sfondamento della Linea Gotica, nel quadro più ampio delle operazioni della Quinta Armata Americana che doveva sofndare il settore appenninico centrale nel contesto dell’Operazione “Olive”. Il successo americano sul Giogo fu frutto principalmente della determinazione e del coraggio mostrato dai soldati del 338º Reggimento Fanteria, in particolare dal 1º e dal 3º Battaglione, comandati rispettivamente dal Tenente Colonnello Willis O. Jackson e dal Maggiore Kelley, anche se il loro comando e le operazioni tattiche mostrarono molte criticità.

Punti di Forza

  • Il primo elemento determinante per il successo fu la resilienza delle truppe americane che, nonostante le gravi difficoltà di terreno, le barriere di filo spinato, le posizioni fortificate del nemico, e gli incessanti contrattacchi tedeschi, riuscirono a mantenere la spinta offensiva per sei giorni consecutivi.
  • L’efficacia del supporto dell’artiglieria americana e degli attacchi aerei risultò decisiva, riuscendo ad infliggere gravi perdite e impedendo costantemente ai rinforzi tedeschi di consolidare le loro posizioni. Fondamentale fu anche la capacità americana di sfruttare l’effetto sorpresa e l’azione notturna, riuscendo a infiltrarsi oltre le posizioni principali nemiche, guadagnando così prezioso terreno.
  • Da menzionare, inoltre, la prontezza nel gestire alcune situazioni critiche: diversi soldati e sottufficiali, come il sergente Lang, il sergente Strosnider, il tenente Krasman, e i soldati Lightner e Kubina, dimostrarono coraggio e iniziativa personale, compiendo atti che contribuirono significativamente al raggiungimento degli obiettivi tattici intermedi e finali.

Punti di Debolezza

  • Al contempo, l’operazione mostrò anche gravi criticità. La più evidente fu l’insufficiente coordinamento delle unità in campo, spesso dovuta a problemi nelle comunicazioni radio.
  • L’erronea identificazione delle posizioni sul terreno, che portò anche a casi di tragici bombardamenti alleati sui soldati americani.
  • Inoltre, il mancato supporto logistico tempestivo costrinse le unità avanzate a operare con munizioni limitate e senza possibilità di evacuare rapidamente i feriti, aumentando sensibilmente il numero delle perdite e la gravità delle condizioni dei soldati coinvolti.
  • Le difficoltà incontrate dalla Compagnia B, rimasta per più di un giorno isolata su una collina errata sotto intenso fuoco nemico, evidenziarono ulteriormente i rischi derivanti dall’inadeguata ricognizione e dalla limitata conoscenza del terreno.

Perdite Americane

  • Le perdite americane durante l’operazione furono complessivamente 290, ripartite in 252 uomini del 1º Battaglione e 38 del 3º Battaglione del 338º Reggimento Fanteria.

Tra queste perdite figurano numerosi caduti, inclusi i soldati William C. Leonard Jr., Angelo F. Crespi, Kenneth T. Moore, Anthony W. Houston, Kermit C. Fisher, George G. Keathley e tanti altri, insieme a soldati gravemente feriti o dispersi in azione.

Nonostante queste perdite siano elevate in termini assoluti, si ritennero giustificate in rapporto all’importanza strategica e tattica della posizione conquistata.

Perdite Tedesche

Sul versante tedesco, le perdite furono estremamente pesanti. L’artiglieria e l’aviazione americane causarono gravi danni alle posizioni difensive nemiche, e le testimonianze dei soldati tedeschi catturati indicarono un morale sempre più basso, aggravato dalle perdite e dalla mancanza di rifornimenti. In base alle informazioni del testo, possiamo stimare le perdite tedesche durante la battaglia di Monte Altuzzo nel modo seguente:

  • Prigionieri di guerra: circa 200 soldati tedeschi catturati dal 338° Reggimento Fanteria​. Il totale riportato è di 212 prigionieri fino al 19 settembre.
  • Caduti e feriti: Sebbene il testo non riporti una cifra esatta di caduti tedeschi, le perdite furono considerevoli, sicuramente oltre 300​.
  • Disertori: È riportato che circa quaranta soldati di origine lituana, integrati nei reparti tedeschi come rimpiazzi, disertarono.

Considerando queste informazioni, è possibile stimare in modo prudente che le perdite totali tedesche (morti, feriti, dispersi, disertori e prigionieri) durante la battaglia di Monte Altuzzo si aggirassero tra le 400 e le 500 unità.

Le perdite inflitte ai reparti tedeschi – principalmente al 12º Reggimento Paracadutisti e alla Grenadier Lehr Brigade – ne compromisero definitivamente la capacità difensiva e portarono alla decisione, presa dal comando della Wehrmacht il 17 settembre sera, di ritirarsi e di abbandonare le posizioni sulla Linea Gotica, segnando così un punto di svolta fondamentale per tutta la campagna d’Italia.

Lezioni Apprese (Lessons Learnt)

La battaglia per Monte Altuzzo mise in luce importanti lezioni sul piano tattico e operativo.

  1. L’importanza critica di un’accurata ricognizione del terreno prima dell’attacco. La mancanza di familiarità con la complessa conformazione della montagna portò a errori di navigazione e ad avanzamenti verso posizioni errate, causando perdite evitabili e ritardi significativi.
  2. La necessità di migliorare la comunicazione e il coordinamento tra reparti avanzati e comando, poiché problemi nelle comunicazioni radio e nella localizzazione delle unità sul campo generarono situazioni di isolamento e di fuoco amico.
  3. La logistica e la gestione immediata delle risorse rappresentarono un punto debole critico: l’incapacità di garantire un tempestivo rifornimento di munizioni e l’evacuazione rapida dei feriti aggravò enormemente le perdite. L’esperienza mostrò come un’efficace pianificazione logistica e sanitaria fosse fondamentale per mantenere la capacità combattiva delle truppe impegnate in prima linea.
  4. Il valore imprescindibile dell’iniziativa individuale e della leadership sul campo: nei momenti più critici, infatti, furono l’azione personale e il coraggio di singoli soldati e ufficiali a consentire alle truppe americane di superare situazioni apparentemente compromesse.

In sintesi, la conquista di Monte Altuzzo sottolineò per l’esercito americano in avanzata, contro i tedeschi arroccati in territorio montano, la necessità d’integrare accuratamente (1) una preventiva accurata ricognizione sul terreno, (2) la comunicazione tra i reparti, via radio e attraverso staffette, (3) i rifornimenti di munizioni e di acqua, (4) l’iniziativa individuale di soldati motivati e coraggiosi. Solo in questo modo le operazioni militari in Appennino contro i caposaldi tedeschi d’altura avrebbero potuto avere successo e permettere un’avanzata veloce verso la Pianura Padana.

Purtroppo le cose andarono in maniera differente. La guerra in Appennino – soprattutto a causa delle alte perdite e del morale dei soldati, e delle condizioni meteorologiche avverse, che impedirono la logistica – sarebbe continuata per altri lunghissimi sette mesi.

Il testo originale completo in lingua INGLESE di S.T. Mathews, con foto e cartine in bassa risoluzione

Traduzione in ITALIANO del testo completo DI S.T. Mathews, con foto e cartine in ALTA risoluzione

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