Daniele Baggiani
Questo articolo tratta di un capitolo poco noto della Seconda Guerra Mondiale in Italia: la visita di Re Giorgio VI del Regno Unito nell’estate del 1944. Un evento importante riemerso grazie al toccante ricordo di suo nipote, Re Carlo III, al Parlamento italiano il 9 aprile 2025. Le parole di Re Carlo hanno riacceso l’interesse per un viaggio dal significato politico che volle costituire anche un sostegno morale alle fatiche della Campagna britannica in Italia, sui campi di battaglia dove si preparava una delle offensive più cruente della campagna: l’Operazione “Olive” di sfondamento della Linea Gotica in Appennino.
Premessa
Nel suo commosso intervento, Re Carlo III ha rievocato la presenza del nonno sul suolo italiano tra luglio e agosto del 1944, un periodo in cui l’Ottava Armata britannica si apprestava a lanciare la grande offensiva adriatica culminata nella sanguinosa Battaglia di Rimini. «Mio nonno, Re Giorgio VI, visitò le truppe britanniche e alleate nel luglio e nell’agosto del 1944, fermandosi in un quartier generale nei pressi di Arezzo», ha dichiarato il sovrano.
In questo viaggio il Re, sotto lo pseudonimo di Generale Collingwood, attraversò il territorio italiano appena liberato, toccando punti nevralgici del fronte tirrenico e appenninico: Cassino, Cervaro, Napoli, Perugia, Umbertide, Palazzo del Pero, Arezzo, Castiglione del Lago, Castellina in Chianti, Cecina, per poi rientrare a Napoli e, infine, raggiungere Venafro e le pianure umbre.
La ricostruzione cronologica può essere messa a punto su documenti originali. Qui si basa su documenti di seconda mano, pubblicazioni storiche e testimonianze locali, offrendo un quadro ricco di una visita che coinvolse reparti britannici, indiani, neozelandesi, polacchi e americani in un momento di transizione tra lo sfondamento della Linea Gustav e l’imminente scontro sulla Linea Gotica.
La missione di Giorgio VI in Italia: oltre il protocollo
La scelta di Re Giorgio VI di recarsi in Italia nell’estate del 1944 non fu un semplice atto protocollare, ma una missione dal valore politico e simbolico. L’obiettivo era duplice: rafforzare il morale delle truppe britanniche e alleate, stremate da mesi di aspri combattimenti sul difficile fronte italiano, e riaffermare l’impegno diretto della Corona britannica nella liberazione dell’Europa dal nazifascismo, dando peso, in questo quadro, alla Campagna d’Italia dove la corona era impegnata con oltre mezzo milione di uomini.
Nel luglio del 1944, l’Italia era un teatro di guerra in evoluzione. La Linea Gustav era stata sfondata con la caduta di Montecassino, ma i tedeschi si stavano riorganizzando in difesa lungo la Linea Gotica, sull’Appennino tosco-emiliano. L’Ottava Armata britannica si preparava a una nuova, decisiva offensiva: l’Operazione “Olive”, per sfondare la Linea Gotica nel settore adriatico. Ma ancora non si sapeva esattamente dove e come operare, in quanto il fronte in Umbria e Toscana era in profonda evoluzione.
Viaggiando sotto lo pseudonimo di Generale Collingwood, Re Giorgio VI visitò campi di battaglia, aeroporti, ospedali da campo, rovine di città e quartier generali britannici e americani. Fu accompagnato da ufficiali di collegamento e fotografi di guerra. Ma la sua missione si svolse lontano dai riflettori, con discrezione. Spesso pernottò in tenda o roulotte, come nel celebre “Campo del Re” a Sargiano, vicino ad Arezzo, affrontando viaggi in aree liberate da poco, dunque ancora completamente sicure.
La sua visita dieci giorni. Toccò luoghi simbolo come Cassino. E località da poco liberate, come Umbertide e Arezzo. Nonché zone di acquartieramento, come Castiglione del Lago, Castellina in Chianti, Cecina. Un percorso complesso che testimonia di una presenza regale immersa nella realtà della guerra. Un viaggio da meglio conoscere per capire di più del ruolo dei britannici nella liberazione in Italia.
La cronologia del viaggio: giorno per giorno, nell’Italia in guerra
22–24 luglio 1944
22 luglio — Cervaro (Frosinone): il primo impatto con il fronte
Re Giorgio VI aprì ufficialmente la sua missione sul campo fermandosi a Pastenelle, al km 141 della Via Casilina (SS 6), a sud di Cervaro. Questo punto, scelto per la relativa sicurezza e la vicinanza alla linea del fronte evacuata da poche settimane, offriva una chiara prospettiva sulla devastazione. Da lì, il Sovrano, con un binocolo, osservò la sagoma imponente di Monte Trocchio e l’immensa distesa di rovine che ancora circondava Cassino, epicentro delle quattro cruente battaglie tra gennaio e maggio del 1944. L’immagine di quelle macerie doveva aver lasciato un’impressione profonda.
A memoria di quella sosta, nel dopoguerra, il Comune di Cervaro eresse una colonna cilindrica in travertino, ornata dallo stemma reale britannico e dall’iscrizione bilingue: «THIS PATH WAS TRODDEN ON THE 22ND DAY OF JULY 1944 BY HIS MAJESTY KING GEORGE VI DURING HIS VISIT TO CASSINO». Il monumento, seppur bisognoso di manutenzione, segna l’inizio ideale di un itinerario della memoria dedicato ai caduti della battaglia più aspra dell’intera campagna d’Italia.
23 luglio — Napoli / Pomigliano d’Arco
Alle 17:15 l’aereo reale atterrò sul campo RAF di Pomigliano d’Arco. Ad accogliere il sovrano c’erano figure di spicco, tra cui il Generale Sir Henry Maitland Wilson, Comandante Supremo Alleato del Teatro Mediterraneo, rappresentanti della Royal Air Force e ufficiali dello Staff della Flotta alleata. L’atmosfera era di formale rispetto. Dal campo d’aviazione, il Sovrano raggiunse Villa Emma (Vomero), quartier generale politico-militare. La sera, la giornata si concluse con una cena ufficiale insieme al Generale Wilson e al ministro residente Harold Macmillan, un momento di confronto strategico e diplomatico.
24 luglio — Napoli: il porto e la dimostrazione navale
La giornata successiva a Napoli fu dedicata all’ispezione del porto, un’infrastruttura vitale per lo sforzo bellico alleato. Il Re passò in rassegna le navi della Royal Navy e quelle a supporto della 5ª Armata USA, ricevendo gli onori da un picchetto misto di Royal Marines e truppe americane. Le immagini di un cinegiornale dell’epoca ci restituiscono l’efficienza e la potenza di questa flotta, simbolo della forza alleata e della sua capacità di proiezione in uno scenario marittimo strategico.
25 luglio — Dalla Valtiberina ad Arezzo
Dopo il decollo da Napoli, il Re e il suo staff si spostarono in aereo verso nord, atterrando al campo d’aviazione di Perugia-Sant’Egidio, un importante scalo aereo che in quel periodo vedeva un intenso traffico di velivoli alleati. Da lì, il trasferimento proseguì in colonna motorizzata, dirigendosi verso Umbertide. Questa cittadina umbra, strategica per le sue vie di comunicazione, era stata teatro di recenti e aspri combattimenti. Il Re poté osservare le ferite lasciate dal conflitto, con edifici danneggiati e segni visibili del passaggio delle truppe. L’atmosfera, pur di liberazione, recava ancora il peso della guerra appena trascorsa.
Da Umbertide, la colonna proseguì verso Palazzo del Pero (Arezzo), una località da poco liberata dall’VIII Armata. Palazzo del Pero, situata strategicamente lungo la Via di Libbiano, che collegava il fondovalle dell’Arno con Arezzo, era stata un punto cruciale di resistenza tedesca. La sua liberazione, avvenuta solo pochi giorni prima, il 17 luglio, era stata il risultato di intensi scontri, e la presenza del Re qui sottolineava l’importanza di questi recenti successi alleati nella campagna toscana.
Tra Umbertide e Palazzo del Pero, in località Volterrano, il Re compì una delle tappe più singolari e simboliche del suo viaggio: la visita alla “Scala di Giacobbe”. A bordo di una jeep, il sovrano percorse questa nuovissima e ardita strada militare, un’opera di ingegneria impressionante scavata a tempo di record dai genieri della IV Divisione Indiana (Bombay & Madras Sappers), con il prezioso supporto di genieri canadesi e la collaborazione della manodopera civile locale. La strada, completata in sole 36 ore tra il 14 e il 15 luglio, era un’arteria vitale che garantiva l’afflusso di rifornimenti e truppe, aggirando ostacoli naturali e posizioni difensive nemiche. Il nome “Scala di Giacobbe” (Jacob’s Ladder), con la sua risonanza biblica, rifletteva la difficoltà e l’arditezza dell’opera, un’ascesa ripida e tortuosa verso le colline aretine, simbolo della tenacia alleata nel superare ogni ostacolo.
La giornata si concluse con il pernottamento in roulotte a Sargiano, una località nei pressi di Arezzo che sarebbe diventata famosa come il “Campo del Re”, un punto di sosta discreto e sicuro nel cuore del territorio appena riconquistato, lontano dal clamore del fronte ma abbastanza vicino da percepirne la tensione.
26 luglio — Monte San Savino, Arezzo e l’attacco dei Gurkha
La mattinata del 26 luglio vide Re Giorgio VI visitare il Tactical HQ dell’VIII Armata situato nel Foro Boario di Monte San Savino. Questo Foro Boario, allora un’area strategica per radunare truppe e mezzi, si trovava a ridosso del centro storico di Monte San Savino, una cittadina che pochi giorni prima era stata violentemente bombardata e combattuta per la sua posizione dominante sulla Valdichiana. Il Re qui ebbe modo di incontrare il Generale Oliver Leese, comandante dell’Ottava Armata, e di ricevere un aggiornamento diretto sulle complesse operazioni che stavano portando alla liberazione dell’Aretino. Poteva percepire la tensione e la determinazione che animavano il quartier generale in quel momento cruciale dell’avanzata verso il nord.
Il pomeriggio e la sera furono dedicati a un evento di grande impatto emotivo e militare. Rientrato ad Arezzo, il Sovrano, accompagnato dal Generale Harold Alexander, si posizionò sulla terrazza erbosa del Prato della Fortezza Medicea. Da lì, al calar della sera, osservò l’attacco notturno condotto dai 2/7th Gurkha Rifles contro le postazioni tedesche di Campriano, una località a est di Arezzo. Fu un’operazione audace e sile1nziosa, condotta tra il 26 e il 27 luglio, con i Gurkha che avanzavano usando i caratteristici khukuri e tattiche di infiltrazione. La visione di queste truppe d’élite in azione, sotto il velo della notte, doveva aver trasmesso al Re la durezza e il coraggio dei combattimenti. Il realtà il re non vide granché, anche perché la battaglia decisiva di Campriano si svolse il giorno successivo con l’eliminazione dell’avamposto tedesco e l’arroccamento dei tedeschi sull’Alpe di Catenaia a nord, a presidio della valle del Casentino.
In quel giorno significativo, sul campo di battaglia, il Re ebbe anche l’onore di conferire personalmente la Victoria Cross al Sepoy Kamal Ram per la sua straordinaria azione a Cassino. Fu un momento toccante, un riconoscimento diretto del coraggio individuale in un contesto di immenso sacrificio collettivo.
27 luglio — Castiglione del Lago e Perugia: aviatori ed eroi
La giornata iniziò con lo spostamento a Castiglione del Lago, sulle rive del Trasimeno. Qui, il Re ispezionò un Advanced Landing Ground (ALG) della RAF, una pista di atterraggio avanzata vitale per il supporto aereo alle operazioni di terra. Incontrò il Generale Harold Alexander e il Generale Władysław Anders, il carismatico comandante del 2° Corpo polacco, un’unità che aveva combattuto con incredibile valore, in particolare a Cassino. Questi incontri offrirono al Re una prospettiva più ampia sulla cooperazione tra le diverse forze alleate.
Successivamente, si svolse una cerimonia di grande significato: la consegna della Victoria Cross al Capitano Richard Wakeford del 2/4 Royal Hampshires, anch’egli un eroe di Cassino. La scena, con il Re in uniforme che appuntava la medaglia al petto di un soldato che aveva dimostrato un coraggio eccezionale, doveva essere un potente simbolo di gratitudine e onore.
Di notte, mentre i Gurkha continuavano la loro avanzata su Campriano, il Re fece ritorno al “Campo del Re” a Sargiano, un grandito rifugio temporaneo dopo un’altra giornata intensa e ricca di incontri significativi.
28–29 luglio — Cecina e la 5ª Armata USA
Il sovrano si spostò quindi verso la costa tirrenica, raggiungendo Cecina Mare. In questa località balneare, devastata dai combattimenti e dai bombardamenti, l’atmosfera era un contrasto stridente con la sua passata vocazione turistica. La spiaggia era disseminata di detriti bellici e le infrastrutture portuali erano gravemente danneggiate. Nella suggestiva pineta, visitò il quartier generale della 5ª Armata USA, dove fu accolto dal Generale Mark W. Clark, comandante di questa forza americana, noto per la sua determinazione e talvolta per la sua ambizione.
Una guardia d’onore del 442nd Regimental Combat Team (Nisei), l’unità composta da soldati americani di origine giapponese che si distinse per il suo straordinario valore in combattimento nonostante le discriminazioni subite in patria, rese gli onori al Re. La loro presenza sottolineava la diversità e la forza multiculturale delle forze alleate. All’incontro erano presenti figure di altissimo rilievo: il Maresciallo Harold Alexander, il Primo Ministro Winston Churchill (che arrivò il 29 luglio per un summit segreto, evidenziando l’importanza strategica della visita del Re) e il Cardinale Francis Spellman, l’Arcivescovo di New York, che fungeva da vicario apostolico per le forze armate statunitensi, aggiungendo un elemento diplomatico e spirituale all’incontro.
In questo contesto, si tenne anche una cerimonia di commemorazione in onore dei caduti americani della “Battaglia di Cecina”. Questa battaglia, combattuta tra il 30 giugno e il 2 luglio 1944, fu uno scontro sanguinoso per la conquista della città, che rappresentava un baluardo difensivo tedesco cruciale sulla via verso Livorno. Le forze americane, in particolare la 34ª Divisione di Fanteria “Red Bull”, affrontarono una resistenza accanita, subendo pesanti perdite. La cerimonia fu un momento di solenne ricordo dei sacrifici compiuti per la liberazione di questa parte della Toscana.
30 luglio — Castellina in Chianti (Reparti neozelandesi)
La giornata del 30 luglio fu dedicata ai reparti neozelandesi a Castellina in Chianti. Il Re visitò gli ospedali da campo della 2ª Divisione Neozelandese, dove poté osservare il lavoro instancabile di medici e infermieri che assistevano i feriti, un crudo promemoria della brutalità del conflitto e dell’eroismo quotidiano del personale medico. Successivamente, passò in rassegna le colonne di truppe che si stavano preparando per l’imminente offensiva verso Firenze. Fu un momento per incoraggiare e ringraziare questi soldati pronti a nuove sfide. A fine giornata, il Re fece rientro a Napoli, base logistica cruciale per i suoi spostamenti.
31 luglio – 1° agosto 1944 — Chiusura della missione
31 luglio
La penultima giornata della missione vide il Re spostarsi a Venafro, una località che fungeva da importante quartier generale logistico britannico. Qui, le forniture e i rifornimenti venivano organizzati e smistati per sostenere l’avanzata delle truppe, e il Re ebbe modo di apprezzare la complessa macchina organizzativa che stava dietro lo sforzo bellico, un’operazione fondamentale per il successo sul fronte.
1° agosto
L’ultimo giorno della visita fu caratterizzato da un importante incontro con il Generale Oliver Leese, comandante dell’Ottava Armata, in un campo di roulotte situato nell’Alta Valle del Tevere. Questo incontro fornì al Re un quadro finale delle operazioni e delle prospettive future. La giornata si concluse con una visita finale ai campi di battaglia di Cassino, un ritorno simbolico al luogo dove la campagna italiana aveva visto alcuni dei suoi scontri più feroci, e con il conferimento di ulteriori onorificenze, un gesto di chiusura che ribadiva l’alto valore morale della sua missione.
Un bilancio significativo
La missione di Re Giorgio VI in Italia si concluse dopo undici giorni intensi, dal 22 luglio al 1° agosto 1944. In questo arco di tempo, il sovrano percorse più di 1.000 chilometri, attraversando le regioni di Campania, Lazio, Umbria e Toscana. Ispezionò sei quartier generali chiave, incontrando i massimi vertici militari alleati. Un momento di particolare rilievo furono le due Victoria Cross consegnate personalmente, simbolo del valore riconosciuto ai singoli soldati. Migliaia di soldati furono passati in rassegna, un numero imponente che sottolinea l’ampiezza e l’impatto morale della sua presenza.
Questa cronologia dettagliata, corroborata da rapporti alleati ufficiali e da preziose testimonianze locali, ci restituisce la portata politica e umana di quella che fu l’unica visita di Re Giorgio VI in una zona di guerra durante il secondo conflitto mondiale. Un viaggio di discrezione e coraggio, che testimonia l’impegno profondo della Corona britannica per la liberazione dell’Europa e il sostegno ai suoi soldati.
Disclaimer
Non si conosce una pubblicazione tematica sulla visita del Re Giorgio VI nel 1944 in Italia sui loghi del fronte. Le notizie sono state ricostruite da materiale disperso, e sono sempre suscettibili di miglioramento.
Ringraziamo tutti coloro che emenderanno quanto riportato o che suggeriranno integrazioni e messe a punto.
Bibliografia di approfondimento
Fonti archivistiche e ufficiali
- UK National Archives, WO 204/10073 – War Office: Allied Forces, Mediterranean Theatre: Military Government of Occupied Territories. “Allied Military Government – Assisi, June‑July 1944” discovery.nationalarchives.gov.uk
- Field Marshal Sir Harold Alexander, Despatch on Operations in Italy, 1943‑1945. London: HMSO, 1948.
- Harold Macmillan, War Diaries: The Mediterranean, 1943‑1945. London: Macmillan, 1946.
- Psychological Warfare Branch (PWB), Report on Perugia and Assisi, 1 luglio 1944 (cit. in Ranieri 2001).
- Imperial War Museums (IWM), Film ABY 202 – His Majesty King George VI Visits the Eighth Army in Italy, 1944.
Monografie e studi di riferimento
- Biscarini, Claudio. La guerra sulle colline. Castellina in Chianti 1943‑1944. Siena: Lingenbrink Georg, 2021. ISBN 978‑88‑7576‑702‑0.
- Montemaggi, Amedeo. Linea Gotica 1944: La battaglia di Rimini e lo sbarco in Grecia decisivi per l’Europa sud‑orientale e il Mediterraneo. Rimini: Museo dell’Aviazione, 2002.
— — —. Linea Gotica 1944: Scontro di civiltà. Rimini, 2006.
— — —. Clausewitz sulla Linea Gotica. Rimini, 2008. - Droandi, Enzo. Arezzo distrutta 1943‑1944. Cortona: Calosci, 1995. ISBN 978‑8877851000.
- Tacchini, Alvaro. Guerra e Resistenza nell’Alta Valle del Tevere 1943‑1944. Città di Castello: Petruzzi, 2015. ISBN 978‑8889797488.
Saggi e articoli
- Ranieri, Ruggero. “Assisi: la liberazione e il governo degli alleati (giugno 1944‑primavera 1945).” In Perugia Liberata, a cura di R. Absalom, pp. 277‑302. Firenze: Olschki, 2001.
- Baggiani, Daniele. “Amedeo Montemaggi, studioso della Linea Gotica.” PDF, Goticatoscana.eu, gennaio 2025. goticatoscana.eu
- Rupi, Pier Lodovico. “La visita di Re Giorgio VI ad Arezzo.” Notizie di Storia, n. 47 (2022). arezzoweb.it
Fonti locali e memorialistica
- Centro Documentazione e Studi Cassinati. “Cervaro e i reali di Gran Bretagna.” Studi Cassinati (12 settembre 2016). www.cdsconlus.it
- Comune di Cervaro, Delibera prot. 234/2014: progetto di restauro della colonna di Pastenelle.
- Società Storica Aretina, Archivio “Scala di Giacobbe”, fasc. 12/44 (testimonianze e mappe locali).

