Gli scontri della Battaglia di Monticelli sul Passo del Giogo tra il 13 e il 18 settembre 1944 furono tremendi.
C’è una veridica ricostruzione video di quella sanguinosa battaglia in cui furono decimate sei compagnie fucilieri del 363th Infantry Regiment della 91st Divisione. Per rendersi conto: complessivamente, nelle battaglie del Giogo – su Monticelli e Monte Altuzzo – i caduti furono 2.751, quasi 500 al giorno tra morti e feriti!
L’assalto a Monticelli nella History of the 91th “Powder River” Infantry Division2
Inizio dell’Attacco
L’attacco iniziò secondo i piani alle 05:30 del 10 settembre. Avanzando verso nord, la fanteria non incontrò resistenza. Nel pomeriggio, quando il 2° Battaglione del 363rd Infantry tagliò la SS65 vicino a Tagliaferro iniziò il fuoco di artiglieria, e da quel momento entrambi i reggimenti furono sottoposti a un fuoco di artiglieria di disturbo unito a quello di armi leggere proveniente dalle posizioni nemiche a nord del fiume Sieve. Durante la notte, nonostante i vasti campi minati lungo le rive e dentro al letto del fiume, le truppe di entrambi i reggimenti guadarono il fiume e presero posizioni sicure sulla riva nord. Così, il primo obiettivo della Divisione fu raggiunto.
La mattina successiva, 11 settembre, i due reggimenti continuarono l’attacco. Poiché i tedeschi si erano ritirati dalla loro linea di avamposti di contatto vi fu poca resistenza. Solo il terreno montuoso e i campi minati nemici rallentarono l’avanzata. Alla fine della giornata, il 362nd Infantry si trovava appena a nord di Gagliano (Galliano), mentre il 363rd Infantry aveva occupato Sant’Agata. La mattina successiva, l’attacco continuò trovano un fuoco di resistenza in costante aumento. Il 363rd Infantry, avanzando verso Monticelli, e il 362nd spingendosi verso Monte Calvi, incontrarono un fuoco di armi leggere e di mortai, oltre a fuoco d’artiglieria di disturbo. Tuttavia, l’ostacolo principale era il terreno montuoso, che diventava sempre più difficile man mano che le truppe avanzavano verso la cresta degli Appennini.
Nel pomeriggio del 13 settembre, il generale Livesay ordinò l’impiego del 361st Infantry. Il reggimento doveva passare dalla linea di fronte del 363rd Infantry sulla sinistra e attaccare alle 06:00 del 14 settembre al centro del settore della Divisione. A destra, al 363rd fu ordinato di conquistare l’altura di Monticelli; a sinistra, al 362nd fu ordinato di prendere Monte Calvi e poi di procedere verso i successivi obiettivi di Monte Poggio all’Ombrellino e Monte Gazzaro. Fin quando il 363rd non fu messo in riserva, la 91st Division aveva nove battaglioni in prima linea: tre a sinistra, uno che si muoveva verso nord vicino alla SS65 e due che attaccavano Monte Calvi; tre al centro, in attacco verso le alture 844 e 856; infine tre a destra in attacco verso Monticelli. La grande offensiva sulle principali difese della Linea Gotica era iniziata.
La Conquista di Monticelli
Monticelli, l’obiettivo del 363rd Infantry, era una delle posizioni più importanti della Linea Gotica. Dominando il Passo del Giogo, rappresentava il bastione sinistro dell’area difensiva pesantemente fortificata del Giogo e costituiva il punto di ancoraggio per il resto della Linea Gotica nel settore della Divisione. Si trattava di una cresta rocciosa e frastagliata, con una cima a forma di cono alta 914 metri, boscosa per tre quarti del pendio, ma priva di qualsiasi copertura per gli ultimi 182 metri della salita. Sui suoi fianchi erano stati costruiti bunker e trincee in modo tale da offrire protezione alle truppe in difesa. Le postazioni erano state camuffate con grande attenzione risultando invisibili a occhio nudo. Un tipico bunker, abbastanza grande da ospitare cinque uomini, era costruito con un tetto coperto da circa 90 centimetri di tronchi e terra. Davanti c’era una fessura alta 15 centimetri e lunga 90.
Come ulteriore protezione, file su file di filo spinato, alte 30 centimetri e profonde 7,6 metri, erano state poste a intervalli di 9o metri fino alla cima della montagna. In due gole che conducevano alla cima, il nemico aveva piazzato campi minati. Sul versante opposto di Monticelli erano stati costruiti rifugi importanti scavati all’interno della montagna per 20 metri, abbastanza grandi da ospitare venti uomini. Su una collina, a 274 metri a nord di Monticelli, fu trovato un grande rifugio scavato nella roccia a forma di U, dotato di cucine e dormitori, abbastanza grande da ospitare cinquanta uomini.
L’avanzata lenta e difficile…
Il 13 settembre, il 1° e il 3° Battaglione del 363rd Infantry iniziarono un lento e sanguinoso attacco. Ogni bunker doveva essere distrutto uno alla volta con l’artiglieria o con assalti di fianco da parte della fanteria, utilizzando granate a mano. Spesso i campi minati e gli ostacoli di filo spinato dovevano essere superati prima di poter distruggere un bunker. Fu una battaglia lenta, sanguinosa e costosa. Nel pomeriggio, il 2° Battaglione attaccò tra il 1° e il 3° Battaglione e, coperto da una cortina fumogena, si spinse a circa 550 metri dalla cresta di Monticelli. Tuttavia, la mattina successiva subì un pesante contrattacco e fu costretto a ritirarsi.
Dopo due giorni di progressi lenti, si verificò la prima breccia nelle difese nemiche. La Compagnia B superò la Linea Principale di Resistenza nemica e occupò la cresta che si estendeva a ovest dalla cima di Monticelli. Nonostante la compagnia fosse sottoposta a contrattacchi ripetuti e intensi concentramenti di artiglieria e mortai, il fianco non fu mai aggirato. Dopo uno di questi contrattacchi, due nemici furono trovati a dormire nelle buche della Compagnia B!
L’Assalto Finale
Il giorno successivo, mentre il 1° Battaglione teneva il fianco sinistro e il 2° Battaglione manovrava per eliminare i bunker che avevano ostacolato l’avanzata, il 3° Battaglione lanciò un attacco sulla cima. Nonostante ogni sforzo, l’intenso fuoco di mortai e mitragliatrici fermò l’attacco, che infine si arenò. La mattina del 17 settembre, il generale Livesay, presente sul campo, elaborò i piani e supervisionò personalmente i preparativi per l’assalto finale. Ogni risorsa fu impiegata per l’operazione. Con ogni battaglione che esercitava la massima pressione sul nemico, il 2° Battaglione, insieme alla Compagnia K, lanciò un assalto totale alla cima. Entro le 13:30, la Compagnia K aveva avanzato di oltre 1,6 chilometri ed era arrivata a 274 metri dalla vetta. Alle 14:00, un bombardamento progressivo, in cui furono sparati 272 colpi da 105 mm dal 347th Field Artillery in 25 minuti, avanzò sul pendio sud-occidentale della montagna con la fanteria che lo seguiva a una distanza di appena 45 metri. Alle 14:48 giunse la notizia che il comandante della Compagnia K, il capitano William B. Fulton, il suo operatore radio e sei soldati avevano raggiunto la cima di Monticelli.
“La Situazione è Sotto Controllo”
Immediatamente, il nemico lanciò un intenso concentramento di artiglieria e mortai sulla posizione e iniziò a organizzare un contrattacco con 200-300 uomini a circa 365 metri a nord. Il comandante della compagnia diresse il fuoco d’artiglieria sull’area, e furono sparati 461 colpi in 45 minuti per spezzare l’attacco prima che potesse partire. Nel frattempo, il piccolo gruppo fu rinforzato e alle 22:40 del 17 settembre il colonnello Magill riferì che “la situazione è sotto controllo.” Durante la notte, due batterie del 347th Field Artillery posero un anello d’acciaio intorno a Monticelli, sparando 4.000 colpi, uno ogni tre minuti. Non ci fu alcun contrattacco; al mattino del 18 settembre, Monticelli era saldamente nelle mani delle forze alleate.
Monticelli fu conquistata grazie al coraggio e al sacrificio del 363rd Infantry e al superbo supporto del 347th Field Artillery e delle sue unità associate. L’artiglieria martellava costantemente le posizioni nemiche. In un’area dove il fuoco d’artiglieria era stato diretto per quattro giorni, furono contati successivamente 150 morti. Uno degli obiettivi bombardati durante il cannoneggiamento notturno del 17-18 settembre si rivelò essere un posto di comando di battaglione, largo 9 metri, scavato per 91 metri all’interno della montagna. Il giorno successivo, 33 prigionieri furono catturati nella grotta, storditi e sconvolti dal martellamento subito. L’artiglieria aveva costretto il nemico a nascondersi nei rifugi, e la fanteria li aveva scovati, facendo cadere Monticelli.
Il generale Keyes, comandante del II Corps, espresse il suo orgoglio per la cattura della posizione chiave, la prima breccia nella Linea Gotica nel settore del II Corps, quando telegrafò al generale Livesay: “Congratulazioni per la cattura di Monticelli. Il successo di questa dura impresa è un giusto tributo alla determinazione e al coraggio della 91st.”
2. The Story of the Powder River Let’er Buck, 91st Infantry Division. August 1917 – January 1945. The “91st Division” history was a 94-page booklet published by the 91st Division during the last months of the war for distribution to the soldiers and their families. This booklet gives a good overview of the history of the 91st Division with details about places and events. The booklet contained photos and sketched maps, which are not included. The history of the 91st is quite different than the ones for the 85th Division and the 1st Armored Division. The History of the 91st seems to be bragging a lot about being “first” to reach certain objectives. Some of these “firsts” occurred because they were the ones assigned this objective and not because their performance was better than other units. Also, the 91st Division arrived later than many of the other divisions, which meant it was a fresh unit and it was only in combat for 4 months when the book ends. The booklet ends with the capture of Livergnano at the Gothic Line defense in October 1944. The remainder of the combat history was omitted so the booklet could be published. The 91st Division would continue service in Italy as part of the 5th Army. It performed outstanding service during the Po Valley Campaign in April 1945, which saw the collapse of the German resistance in Italy. Steve Cole