a cura di Daniele Baggiani
Questo articolo si propone di analizzare la progressione degli eventi militari che caratterizzarono la liberazione dell’Italia dal nazifascismo durante la Seconda Guerra Mondiale, con particolare attenzione all’Operazione Olive, l’offensiva lanciata dagli Alleati contro la Linea Gotica, ribattezzata dai tedeschi come Grüne Linie (“Linea Verde”). Questa linea difensiva rappresentò l’ultimo grande baluardo della Wehrmacht nel tentativo di arrestare l’avanzata alleata verso il nord Italia e, infine, verso il cuore della Germania. La determinazione di Winston Churchill da un lato e di Adolf Hitler dall’altro nel condurre una guerra senza tregua sul suolo italiano è ben nota agli storici. Churchill, oltre a voler proteggere gli interessi britannici nel Mediterraneo, vedeva l’Italia come area strategica per contrastare l’influenza dell’Armata Rossa nei Balcani, in linea con una visione di tipo geopolitico postbellico. Hitler, al contrario, ordinò ai suoi la difesa a oltranza in Italia dopo i successi dei contrattacchi a Salerno, nonostante l’evidente difficoltà della posizione tedesca in Italia. In questo contesto, la follia di Hitler era assoluta giungendo persino a impiegare giovanissimi soldati di quindici anni in una inutile guerra di resistenza oramai perduta. Per l’insieme di questi motivi lo storico militare britannico Eric Morris ha parlato della guerra in Italia come di una “guerra inutile”2.
La Campagna d’Italia e, in particolare, le battaglie condotte lungo la Linea Gotica tra agosto 1944 e aprile 1945 rappresentarono tuttavia uno dei teatri più sanguinosi e difficili della guerra in Europa. Gli otto mesi di aspri combattimenti sugli Appennini, lungo i 320 chilometri della Linea Gotica, dal mar Tirreno all’Adriatico, sono stati oggetto di numerosi studi e continuano a offrire spunti di approfondimento per gli storici. La comprensione di questi fatti richiede uno sforzo particolare al lettore interessato che va oltre l’analisi delle singole battaglie; infatti, per capire meglio quanto accadde in Appennino occorre considerare l’intera avanzata alleata dalla Sicilia a Roma, da Roma a Firenze, la quale interessò tutto il territorio regionale ed ebbe costi umani militari e civili elevatissimi.
L’Italia fu teatro di guerra in quasi ogni sua parte, e la guerra contro l’occupazione nazifascista ebbe una diffusione capillare, rendendo difficile cogliere la vastità e la complessità di questi eventi con un’unica narrazione sintetica. Per questo motivo, prima di analizzare i cardini dell’Operazione Olive, occorre osservare cos’era la Linea Gotica e quali furono le principali battaglie combattute tra le forze tedesche e gli Alleati nel trimestre giugno-agosto 1944, periodo in cui la Toscana nel suo insieme fu campo di battaglia.
1. Ancorché parziale in alcuni fatti che l’autore tratta in altre sue pubblicazioni specifiche, la migliore descrizione puntuale della guerra in Toscana dal Tirreno ad Arezzo, nell’avanzata da Roma verso Nord dei reparti alleati e nella strenua resistenza dell’esercito germanico sulle tante linee difensive di ritirata costituite per ritardare la liberazione, ritengo sia quella – storicamente appoggiata a tantissimi archivi pubblici e privati – di Claudio BISCARINI, San Michele, la battaglia dimenticata, Scandicci, Centrolibro, 2018(2 Ediz. 2005), pp. 9-28: “Capitolo I: Toscana, estate 1944”.
2. Eric MORRIS, La guerra inutile: La campagna d’Italia nella Seconda Guerra Mondiale (The Unnecessary War: The Italian Campaign in World War II, 1994). Morris esplora la campagna italiana durante la Seconda Guerra Mondiale, esaminando la dura realtà degli scontri e mettendo in discussione l’efficacia e la necessità di questo fronte dal punto di vista militare e politico.
La Linea Gotica: struttura, funzione, costruzione
La Linea “Gotica”, successivamente denominata Linea “Verde”, rappresentò uno degli ultimi grandi tentativi difensivi operati dalle forze tedesche in Italia durante la Seconda Guerra Mondiale. Fu ideata nell’estate del 1943 come risposta alla rapida avanzata degli Alleati, in particolare dopo la caduta della Sicilia e gli sbarchi a Salerno e sulle coste pugliesi nel settembre dello stesso anno. Il suo scopo era quello di proteggere la Pianura Padana, una regione di cruciale importanza economica e industriale per il Reich, per ritardare il più possibile l’avanzata alleata verso il cuore del territorio tedesco.
L’organizzazione e la costruzione della Linea Gotica furono affidate all’Organizzazione Todt (OT), un’istituzione paramilitare tedesca incaricata della realizzazione di grandi opere infrastrutturali e difensive, la cui attività si era già resa celebre con la costruzione della Linea “Sigfrido” e del “Vallo Atlantico”. La Todt, fondata dall’ingegnere Fritz Todt nel 1938 e poi posta sotto la guida di Albert Speer dopo la morte di Todt nel 1942, fu una delle colonne portanti dell’infrastruttura militare nazista, mobilitando una forza lavoro immensa e sfruttando il lavoro coatto di prigionieri di guerra e civili. Nel 1944, il numero complessivo dei lavoratori impiegati dall’OT superava i 1.500.000 uomini, provenienti da tutte le zone occupate dalla Wehrmacht1.
La costruzione della Linea Gotica ebbe inizio nel 1943, sfruttando le asperità del terreno montuoso appenninico per creare una serie di fortificazioni che attraversavano il cuore della penisola italiana, dalla costa tirrenica a quella adriatica, per una lunghezza complessiva di oltre 320 chilometri. Le difese erano organizzate in un sistema complesso di bunker di cemento armato, postazioni di artiglieria, fossati anticarro e campi minati, collegati tra loro da una rete di strade e sentieri che permettevano un rapido movimento delle truppe tedesche. I punti strategicamente più rilevanti includevano le Alpi Apuane, montagne dai ripidi strapiombi, sulla sommità delle quali e sulle linee di raccordo di crinale furono costruiti fortini nascosti tra le rocce; l’Abetone, cruciale per il controllo dei collegamenti tra Italia settentrionale e centrale; ad esempio presso Pianosinatico, una frazione del comune di Abetone Cutigliano, in provincia di Pistoia. Le pendici montane e i fitti boschi che circondano i borghi di altura del Medio Appennino Tosco-Emiliano si prestavano perfettamente alla costruzione di bunker e di postazioni di artiglieria, le quali furono nascoste con cura per sfruttare al massimo le asperità naturali del terreno. Così il vantaggi tattico delle truppe dell’Asse diventò – e in effetti lo fu – un potentissimo strumento di resistenza a partire dal vantaggio tattico di offrire ai difensori un’ampia visuale sull’avanzata nemica, il controllo dei passi montani e un terreno difficilmente accessibile alle truppe meccanizzate. Altre imponenti fortificazioni della Gotica erano presso Pesaro, un’importante posizione costiera dove i tedeschi realizzarono difese importanti sulle colline degradanti verso il mare e casematte in cemento armato per i cannoni utili a contrastare eventuali sbarchi nemici2.
E’ importante ricordare che quella che denominiamo Linea Gotica era in effetti costituita da un doppio baluardo difensivo sugli Appennini che da Est a Ovest correva da Pesaro, saliva su Monte Carpegna, si appoggiava al Passo dei Mandrioli, quindi all’Alpe di San Benedetto, raggiungeva il Passo del Muraglione, quindi percorreva il Giogo di Scarperia fino al Passo della Futa per poi interessare Vernio in Val di Bisenzio, e il Passo della Collina sopra Pistoia e Borgo Mozzano sopra Lucca, per poi attraversare le Alpi Apuane e finire a Marina di Massa alla foce del fiume Magra. Per profondità strategica, fu poi costruita anche una seconda linea difensiva a 20-30 chilometri di distanza verso nord dalla principale, la quale da est a ovest partiva da Riccione arrivando a Coriano, Montefiore Conca, Sarsina, Galeata, Marradi, Firenzuola, Castiglione dei Pepoli, Porretta Terme, Corno alle Scale, fino alle alle Alpi Apuane e a Sant’Anna di Stazzema.
L’Organizzazione Todt svolse un ruolo fondamentale nella realizzazione di queste grandiose difese tedesche. In Italia, la Todt era presente già prima dell’armistizio dell’8 settembre 1943, ma la sua funzione iniziale era principalmente quella di riparare le infrastrutture ferroviarie danneggiate dai bombardamenti alleati. Tuttavia, con l’avanzare del conflitto, il suo compito si estese rapidamente alla costruzione di fortificazioni difensive e infrastrutture per la Wehrmacht, come ponti, strade e aeroporti3. Il quartier generale della Todt in Italia era situato a Firenze e la sua struttura organizzativa comprendeva vari reparti regionali, tra cui l’Einsatzgruppen Italien, comandato dal generale Fischer4 .
Le fortificazioni realizzate dalla Todt non erano solo un ostacolo fisico per l’avanzata degli Alleati, ma anche un capolavoro di ingegneria difensiva che sfruttava appieno le caratteristiche del territorio montuoso. Gli Appennini, infatti, offrivano numerosi vantaggi tattici: la loro difficile accessibilità, i pendii ripidi e le valli strette rappresentavano ostacoli naturali che rallentavano l’avanzata dei mezzi corazzati e delle truppe motorizzate alleate. Le postazioni tedesche, disposte sulle alture, permettevano di mantenere un controllo visivo e di fuoco sull’intero territorio circostante, massimizzando l’efficacia delle difese e rendendo difficoltose le operazioni aeree alleate5 .
Oltre a questo, l’Organizzazione Todt si dimostrò particolarmente abile nel reclutamento di manodopera per la costruzione della Linea Gotica, anche se incontrò non poche difficoltà in Italia. Inizialmente, la Todt cercò di ottenere la collaborazione volontaria dei lavoratori italiani, ma il numero di volontari si rivelò insufficiente per soddisfare le richieste tedesche. Di conseguenza, dal settembre 1943, si ricorse a metodi più coercitivi, come il lavoro obbligatorio e i rastrellamenti di manodopera, operati anche con il supporto della Repubblica Sociale Italiana6. I lavoratori reclutati erano spesso ospitati in campi di lavoro vicino ai cantieri, sotto la sorveglianza di soldati tedeschi o membri dell’OT, e le condizioni di vita e di lavoro erano estremamente dure, soprattutto per i lavoratori impiegati nelle regioni montane o nelle vicinanze del fronte7 .
Nonostante la solidità delle difese realizzate dalla Todt, la Linea Gotica presentava delle vulnerabilità. La mancanza di risorse e il crescente logoramento dell’esercito tedesco su altri fronti, uniti alla superiorità numerica e tecnologica degli Alleati, resero la linea difensiva meno efficace di quanto previsto. Tuttavia, la costruzione della Linea Gotica rappresentò un notevole esempio della capacità ingegneristica tedesca e del tentativo disperato del Reich di mantenere il controllo dell’Italia settentrionale il più a lungo possibile.
1. Collotti, Enzo, Sandri, Renato, Sessi, Frediano, Dizionario della Resistenza, G. Einaudi Editore, Torino 2001.
2. Giannoccolo, Gianni, L’occupazione nazista in Italia 1943-1945, Casa Editrice F.G.T., Correggio (RE) 2003.
3. Ibid.
4. Memorieincammino.it, https://www.memorieincammino.it/parole/organizzazione-todt/
5. Milza, Pierre, Berstein, Serge, Tranfaglia, Nicola, Mantelli, Brunello, Dizionario dei fascismi, Bompiani, Milano 2002.
6. Collotti, Enzo, Op. Cit., G. Einaudi Editore, Torino 2001.
7. Memorieincammino.it, https://www.memorieincammino.it/parole/organizzazione-todt/
Operazione “Olive”: la preparazione
L’Operazione Olive, lanciata il 25 agosto 1944, fu l’offensiva alleata volta a sfondare la Linea Gotica, l’ultima grande linea difensiva tedesca sugli Appennini. Questo attacco rappresentava un momento cruciale per l’avanzata degli Alleati in Italia, poiché il superamento della Gotica avrebbe aperto la strada verso la Pianura Padana e il cuore dell’Europa centrale. La pianificazione e la conduzione dell’operazione riflettevano l’importanza strategica di penetrare attraverso le difese tedesche prima dell’arrivo dell’inverno, periodo in cui il terreno montuoso sarebbe diventato inaccessibile per le operazioni su vasta scala1. Winston Churchill, particolarmente convinto della rilevanza strategica dell’Italia nel quadro complessivo della guerra, giocò un ruolo chiave nell’incoraggiare l’offensiva. Lo stesso Churchill si recò in Italia per osservare personalmente il progresso delle operazioni, sottolineando l’importanza di un’azione decisa prima che il peggioramento delle condizioni climatiche ostacolasse ulteriormente l’avanzata2. Churchill considerava l’Italia come il “ventre molle” dell’Asse e sosteneva che la penetrazione nel nord del paese potesse indebolire le difese tedesche in tutta Europa3.
L’operazione fu attentamente pianificata sotto la guida del generale britannico Harold Alexander, comandante delle forze alleate in Italia. Il piano prevedeva un attacco a tenaglia su un ampio fronte: l’8ª Armata britannica, sotto il comando del generale Oliver Leese, avrebbe avanzato lungo la costa adriatica verso Rimini, mentre la 5ª Armata statunitense, guidata dal generale Mark Clark, avrebbe attaccato il versante tirrenico degli Appennini con l’obiettivo di spingere verso Bologna, che doveva essere raggiunta entro Natale 19444. L’obiettivo principale dell’8ª Armata era avanzare verso la costa adriatica, sfruttando il terreno relativamente più accessibile. In questa regione furono impiegate truppe britanniche, canadesi, polacche e indiane. Il II Corpo polacco del generale Władysław Anders fu particolarmente coinvolto nell’avanzata verso Rimini, una città portuale strategicamente importante per i rifornimenti e la logistica degli Alleati5. Il II Corpo polacco, già noto per la sua partecipazione alla sanguinosa battaglia di Montecassino, svolse un ruolo decisivo anche nell’Operazione Olive, combattendo duramente contro le ben trincerate forze tedesche6. Sul fronte tirrenico, la 5ª Armata statunitense doveva affrontare un terreno ben più difficile, caratterizzato da montagne e strette vallate. Tra le truppe statunitensi impiegate vi era anche la 92ª Divisione Buffalo, composta principalmente da soldati afroamericani, e il Corpo di Spedizione Brasiliano (FEB), che segnò una delle prime significative partecipazioni del Brasile nella campagna italiana7. Il terreno appenninico offriva alle forze tedesche un vantaggio difensivo naturale, e i tedeschi, comandati dal generale Heinrich von Vietinghoff e dal generale Joachim Lemelsen, sfruttarono appieno queste condizioni8.
L’operazione fu concepita come un attacco a doppio fronte. Mentre l’8ª Armata avanzava verso l’Adriatico, la 5ª Armata spingeva verso nord, cercando di prendere Bologna e rompere il collegamento tra le forze tedesche stanziate in Italia e quelle nell’Europa centrale. Questa tattica di attacco simultaneo mirava a disorientare il comando tedesco, costringendolo a disperdere le sue risorse su un ampio fronte difensivo9. Le forze tedesche avevano consolidato le loro difese lungo la Linea Gotica, una vasta rete di fortificazioni composta da trincee, bunker, postazioni fortificate e campi minati. Queste difese sfruttavano appieno il terreno montuoso, rendendo l’avanzata alleata particolarmente difficile. Tuttavia, la potenza aerea e il fuoco dell’artiglieria alleata giocarono un ruolo fondamentale nel neutralizzare il vantaggio di questa solida organizzazione difensiva10.
1. Winston Churchill, The Second World War, Volume V: Closing the Ring, Cassell & Co., 1951, p. 567.
2. Harold Alexander, The Italian Campaign 1943-1945, Harper & Row, 1969, p. 145.
3. Ibidem, p. 148.
4. Matthew Parker, Monte Cassino: The Hardest-Fought Battle of World War II, Headline Publishing Group, 2004, p. 213.
5. Władysław Anders, An Army in Exile: The Story of the Second Polish Corps, Macmillan, 1949, p. 339.
6. Ibid., p. 344.
7. Rick Atkinson, The Day of Battle: The War in Sicily and Italy, 1943-1944, Henry Holt & Co., 2007, p. 380.
8. Carlo D’Este, Fatal Decision: Anzio and the Battle for Rome, HarperCollins, 1991, p. 290.
9. Ibid., p. 305.
10. John Ellis, Cassino: The Hollow Victory, McGraw-Hill, 1984, p. 390.
L’attacco britannico nel settore adriatico
L’offensiva alleata iniziò il 25 agosto 1944 e si concentrò inizialmente sul fronte adriatico, in particolare lungo la costa vicino a Rimini. L’attacco fu sferrato principalmente dalla 8ª Armata Britannica del generale Oliver Leese, che comprendeva anche truppe polacche, canadesi e unità del Commonwealth. Leese era un generale esperto che aveva combattuto nella Prima Guerra Mondiale come ufficiale di fanteria, ma soprattutto aveva giocato un ruolo fondamentale nella Campagna del Nord Africa sotto il comando di Bernard Montgomery, comandando il XXX Corpo d’Armata britannico nella Battaglia di El Alamein. Esperto nelle guerre di manovra Leese avrebbe dovuto spingere verso nord lungo la costa adriatica, cercando di aggirare e sfondare la linea difensiva tedesca, mentre un grande attacco americano un preparazione presso l’Appennino centrale, allungando il fronte difensivo tedesco, avrebbe permesso alla 5a Armata di sfondare verso Bologna aggirando i tedeschi di Kesselring e i loro alleati italiani della RSI.
Ma le cose si complicarono non poco. L’attacco sul fronte adriatico fu particolarmente difficile a causa non solo delle fortificazione bene preparate della Gotica ma anche a causa del terreno, caratterizzato da colline che permettevano la realizzazione di caposaldi e di centri di fuoco fissi e mobili di artiglieria e carrarmati; i numerosi fiumi che sfociavano nell’adriatico fiumi e fortificazioni ben preparate. Le difese tedesche erano comandate dal feldmaresciallo Albert Kesselring, che aveva organizzato una resistenza tenace lungo la Linea Gotica. Nonostante queste difficoltà, le forze alleate riuscirono a conquistare Rimini il 21 settembre 1944, ma solo dopo settimane di duri combattimenti. Sebbene nel settore adriatico furono inferte gravi perdite alle forze tedesche, l’offensiva non riuscì a sfondare completamente la Linea Gotica sul lato del mare. I fiumi, in particolare il Foglia, il Conca, il Marecchia e l’Uso, si rivelarono barriere naturali che i tedeschi sfruttarono per rallentare l’avanzata alleata. Il loro utilizzo come linee di difesa era una tattica classica, poiché i corsi d’acqua impedivano una rapida manovra delle truppe e dei mezzi alleati. I ponti erano spesso distrutti dai tedeschi in ritirata per impedire l’attraversamento di uomini, mezzi e materiali obbligando gli alleati a costruire con grande sforzo ponti temporanei sotto il fuoco nemico. L’attraversamento di fiumi richiedeva operazioni di grande complessità: gli ingegneri dovevano costruire ponti temporanei o riparare quelli danneggiati, mentre le unità di fanteria dovevano proteggere i lavori dai frequenti contrattacchi. Ad esempio, durante l’attraversamento del Fiume Conca, le truppe britanniche e polacche dovettero affrontare un terreno accidentato e continue piogge, che resero ancora più difficili le operazioni di costruzione e avanzamento. Lo stesso avvenne sul fiume Foglia difeso non solo da naturali barriere fisiche, ma anche campi minati e posizioni di artiglieria ben disposte. Le truppe britanniche e canadesi dovettero superare un terreno difficile, dove i fiumi creavano strettoie che rendevano le unità alleate più vulnerabili al fuoco dell’artiglieria tedesca e alle incursioni aeree.
L’avanzata alleata sul fronte adriatico fu caratterizzata da una serie di battaglie difficili, rese complicate dal terreno collinare e dai fiumi che offrivano ai tedeschi naturali difese. Nonostante le gravi perdite, la perseveranza delle truppe alleate riuscì a ottenere il controllo del settore, portando alla conquista di Rimini e infliggendo una significativa sconfitta alle forze tedesche. Dovendo ricordare le battaglie più importanti combattute nel mese di settembre 1944 ricordiamo l’offensiva sulla città di Pesaro, dove le forze alleate, sotto il comando del generale Leese, incontrarono una forte resistenza. La II Corpo polacco, affiancato da unità canadesi e britanniche, riuscì a ottenere un successo tattico il 2 settembre 1944, sfondando le linee difensive e infliggendo pesanti perdite alle forze dell’Asse. L’azione a Pesaro compromise il sistema difensivo tedesco costringendo i tedeschi a ripiegare progressivamente verso Rimini.
La battaglia del Fiume Foglia si svolse lungo una difesa naturale che rappresentava una linea difensiva ideale per le forze tedesche. Qui, le forze tedesche del I Corpo paracadutisti cercarono di resistere all’avanzata alleata, ma il pesante bombardamento e l’avanzata delle truppe alleate causarono un arretramento tedesco entro la prima metà di settembre.
Altra battaglia importante fu la Battaglia di Coriano Ridge svoltasi tra Un altro scontro decisivo ebbe luogo presso Coriano Ridge tra il 4 e il 14 settembre 1944. Questo crinale era una posizione strategica difesa da unità tedesche d’élite, ma le forze canadesi e britanniche, sostenute da carri armati e artiglieria pesante, riuscirono a sfondare le difese dopo giorni di combattimenti intensi. La conquista di Coriano Ridge spianò la strada verso Rimini, permettendo agli Alleati di avvicinarsi al principale obiettivo strategico della regione.
La città di Rimini, fortemente difesa dai tedeschi, rappresentava uno dei punti nevralgici della linea difensiva tedesca lungo la costa adriatica. I combattimenti per la sua conquista iniziarono il 13 settembre 1944 e si conclusero solo il 21 settembre 1944, quando le forze alleate, sotto la guida del I Corpo canadese e del II Corpo polacco, riuscirono a prendere la città. Questa vittoria segnò un importante passo avanti nella campagna d’Italia, aprendo la via all’avanzata verso la Pianura Padana.
Bibliografia
- Mark ZUEHLKE, The Gothic Line: Canada’s Month of Hell in World War II Italy, Vancouver, Douglas & McIntyre, 2003. Questo libro si concentra sull’offensiva canadese lungo la Linea Gotica, inclusi i duri combattimenti nelle battaglie contro le difese tedesche lungo i fiumi Foglia e Conca. Zuehlke esplora dettagliatamente l’avanzata delle truppe canadesi e le difficoltà incontrate nel superare le difese naturali e fortificate dei tedeschi.
- Robert KATZ, The Battle for Rome: The Germans, the Allies, the Partisans, and the Pope, September 1943–June 1944, New York, Simon & Schuster, 2003. Katz offre una visione ampia della campagna italiana, includendo le operazioni sul fronte adriatico e l’impatto strategico della resistenza tedesca lungo la Linea Gotica. Il libro esamina anche il ruolo dei partigiani italiani nel sostenere l’avanzata alleata.
- James HOLLAND, Italy’s Sorrow: A Year of War, 1944-1945, New York, St. Martin’s Press, 2008. Holland analizza le operazioni militari nel teatro italiano, esplorando in particolare la dura campagna alleata contro la Linea Gotica e il contributo delle forze britanniche, canadesi e polacche lungo il fronte adriatico.
- Douglas ORGILL, The Gothic Line: How the Allies Breached Germany’s Defenses in Italy, New York, St. Martin’s Press, 1967. Orgill fornisce una narrazione dettagliata su come gli Alleati, compresi i britannici e i canadesi, riuscirono a superare le difese tedesche nella Linea Gotica, con un focus particolare sulle battaglie di Rimini e Coriano Ridge, cruciali per il successo dell’offensiva alleata lungo il fronte adriatico.
Siti Internet:
- Battle of Rimini (Wikipedia). Questa pagina fornisce una panoramica dettagliata sulla battaglia di Rimini, parte dell’offensiva sul fronte adriatico, e le difficoltà incontrate dalle forze alleate nel superare le difese tedesche.
- The Canadian Encyclopedia – Battle of the Gothic Line. Questo articolo descrive il contributo delle forze canadesi nell’offensiva sul fronte adriatico, compresi i combattimenti lungo i fiumi Foglia e Conca e la difficoltà di attraversare le fortificazioni tedesche.
- Liberation Route Europe – Coriano Ridge War Cemetery. Un sito dedicato alla memoria delle battaglie lungo il fronte adriatico, con dettagli su Coriano Ridge, uno dei punti cruciali per la conquista di Rimini.
- History of War – Battle of Rimini, 13-21 September 1944. Questo sito fornisce una narrazione dettagliata della battaglia di Rimini, esplorando i movimenti delle truppe britanniche, canadesi e polacche, oltre alle difficoltà incontrate nel superare le difese tedesche.
L’attacco americano nel settore appenninico
Durante l’Operazione Olive, l’offensiva della 5ª Armata americana nel settembre 1944 fu caratterizzata da attacchi paralleli su più fronti, con l’obiettivo di sfondare la Linea Gotica. Gli scontri principali si concentrarono su Monte Monticelli e Monte Altuzzo tra il 13 e il 18 settembre, ma la vera svolta si ebbe grazie alla conquista di Monte Pratone da parte delle forze britanniche, coadiuvate dagli americani.
Il 91st Infantry Division, sotto il Major General William G. Livesay, attaccò il 13 settembre verso Monte Monticelli, con il 363rd Infantry Regiment pesantemente impegnato. La resistenza tedesca, fortemente organizzata dalla 4. Fallschirmjäger-Division, rallentò l’avanzata americana, che riuscì a conquistare la vetta solo il 18 settembre. Questo attacco fu accompagnato dall’assalto del 338th Infantry Regiment della 85th Infantry Division “Custer” sul Monte Altuzzo a partire dal 14 settembre. Qui, le forze tedesche erano fortificate con trincee e bunker, ma anche questa posizione fu presa il 18 settembre, aprendo così il Passo del Giogo.
Nel frattempo, a est del Passo del Giogo, le forze britanniche del British XIII Corps attaccarono il Monte Pratone il 17 settembre 1944. La conquista di questa vetta strategica allargò il fronte alleato, contribuendo al collasso delle difese tedesche. La 4ª Divisione Paracadutisti tedesca, ormai sotto pressione su più fronti, fu costretta a ritirarsi verso Firenzuola. La conquista di Monte Pratone e delle posizioni circostanti accelerò la caduta del Passo della Futa, che fu preso dagli americani il 21 settembre 1944, nonostante la strenua resistenza delle forze tedesche della 334. Infanterie-Division e della 362. Infanterie-Division.
Dopo aver preso il Passo del Giogo e il Passo della Futa, parte delle forze americane si diressero verso Firenzuola, che fu liberata lo stesso giorno. L’avanzata continuò lungo la Valle del Santerno, culminando nella liberazione di Castel del Rio il 27 settembre, dopo una settimana di scontri intensi. I partigiani italiani ebbero un ruolo cruciale, sabotando le linee di rifornimento tedesche e sostenendo l’avanzata alleata.
Problemi nell’avanzata verso Bologna
Dopo la presa del Passo del Giogo e del Passo della Futa nel settembre 1944, l’avanzata della 5ª Armata americana lungo la Linea Gotica incontrò un nuovo nemico: il maltempo. A partire dalla fine di settembre, piogge torrenziali, nebbia e fango divennero ostacoli significativi. Le condizioni meteorologiche resero difficili i movimenti delle truppe e il trasporto di rifornimenti attraverso i percorsi accidentati dell’Appennino. Le strade sterrate si trasformarono in acquitrini, mentre i torrenti in piena danneggiavano i ponti e rallentavano i convogli logistici. Questi fattori ostacolarono pesantemente l’avanzata delle forze alleate, in particolare nelle zone montuose come quelle intorno a Firenzuola e alla Valle del Santerno, dove i terreni scoscesi divennero impraticabili. La pioggia continua ridusse la visibilità, impedendo il supporto aereo e rendendo difficili le operazioni di artiglieria. L’esercito tedesco sfruttò la pausa forzata dalle condizioni meteorologiche per rafforzare le proprie difese sulle linee arretrate.
Dopo la liberazione di Castel del Rio il 27 settembre 1944, l’avanzata americana lungo la Valle del Santerno si fermò a causa di una combinazione di fattori, tra cui il terreno difficile, le pesanti piogge autunnali e la strenua resistenza tedesca. Le forze americane incontrarono difficoltà crescenti nel proseguire l’avanzata verso Imola con il fronte che si assesta sulla linea Casola Valsenio-Fontanelice. Le truppe tedesche della 362ª Divisione di Fanteria riuscirono a rallentare l’avanzata alleata, approfittando delle fortificazioni naturali e del maltempo.
Contemporaneamente, lungo la SS 65, la situazione era altrettanto complessa. Dopo aver conquistato Monghidoro il 2 ottobre 1944 e Loiano il 4 ottobre, le truppe americane si trovarono di fronte alle difficoltà del terreno e alle solide difese tedesche sulla Livergnano Escarpment. I combattimenti a Livergnano, iniziati il 10 ottobre, furono tra i più duri della campagna, con la 91st Infantry Division che riuscì a conquistare il villaggio solo il 14 ottobre, dopo giorni di brutali scontri e pesanti bombardamenti. Tuttavia, l’avanzata verso Bologna si fermò nuovamente dopo Livergnano, ostacolata dalle difficoltà logistiche e dal continuo peggioramento del tempo.
Anche nella Valle del Savena, che include località come Monterenzio e Monterumici, le forze alleate tentarono di forzare la linea difensiva tedesca, ma il fango, la pioggia e la nebbia limitarono drasticamente la loro capacità di avanzare rapidamente. Le truppe tedesche, ben posizionate su terreni elevati, sfruttarono queste condizioni per rallentare ulteriormente gli alleati. In sintesi, nonostante i successi iniziali, il maltempo e la dura resistenza tedesca rallentarono significativamente l’avanzata americana sia lungo la Valle del Santerno sia lungo la SS 65 e sul Savena, impedendo una rapida progressione verso Bologna e costringendo le forze alleate a un arresto temporaneo che permise ai reparti della Wehrmacht di riorganizzarsi.
La Linea Cesare (winter line) e l’inverno 44-45 in Appennino
L’inverno del 1944-1945 segnò una fase di stallo per l’avanzata alleata lungo la Linea Gotica, soprattutto negli Appennini. Dopo la conquista di Castel del Rio alla fine di settembre e la successiva liberazione di Monghidoro, Loiano e Livergnano nell’ottobre del 1944, il fronte si stabilizzò lungo una linea di difesa naturale conosciuta come la Linea Cesare. Questa linea difensiva, situata lungo il Contrafforte Pliocenico dei Gessi, era parte del sistema fortificato tedesco, progettato per bloccare l’accesso degli Alleati a Bologna e alla Pianura Padana. A difesa delle valli a sud di Bologna i tedeschi sfruttano le cime del contrafforte pliocenico, una barriera rocciosa di nove chilometri disposta in senso trasversale rispetto ad esse. Monte Sole, Monterumici, Livergnano e Monte delle Formiche costituiscono la cosiddetta “Linea Cesare”, una serie di baluardi naturali quasi insormontabili per gli Alleati. Ancora il maltempo rappresentò uno dei principali ostacoli all’avanzata alleata. Le piogge torrenziali trasformarono i terreni montuosi in distese di fango, rendendo impraticabili le strade e bloccando i mezzi pesanti, mentre la neve e la nebbia ridussero notevolmente la visibilità e limitarono il supporto aereo e di artiglieria. Queste condizioni impedirono alle forze alleate di continuare la loro offensiva su larga scala, obbligandole a fermarsi e a consolidare le posizioni acquisite fino a quel momento.
Nel frattempo, i tedeschi, guidati dal Generaloberst Heinrich von Vietinghoff, sfruttarono la pausa imposta dalle condizioni meteorologiche per rafforzare ulteriormente la Linea Cesare. Questa linea difensiva, ben integrata nel terreno montuoso, offriva ai tedeschi una posizione strategica sopraelevata, da cui potevano facilmente sorvegliare e controllare i movimenti nemici.
Tra il 10 e il 15 ottobre, in questo settore avanzato del fronte, gli Alleati subiscono circa 2.500 perdite e per la prima volta durante la campagna d’Italia si trovano senza riserve. Dall’altra parte il feldmaresciallo Kesselring chiede formalmente a Hitler di ritirarsi dagli Appennini e attestarsi a nord del Po, ma il Fuhrer ordina la difesa ad oltranza sulla Gotica. Così il fronte si arresta per tutto l’inverno. Nonostante la crescente carenza di rifornimenti e truppe fresche, i tedeschi riescono a mantenere il fronte stabile per tutto l’inverno.
In questo contesto di guerra di posizione si intensifica anche la lotta partigiana. Le formazioni della Resistenza italiana, ben radicate nelle aree montane, approfittarono dell’arresto delle operazioni per aumentare i sabotaggi contro le linee di rifornimento tedesche e coordinare attacchi mirati contro i presidi nemici. Queste azioni contribuirono a logorare ulteriormente le forze tedesche, preparandole al collasso definitivo che sarebbe avvenuto nella primavera del 1945, quando gli Alleati ripresero l’iniziativa e sfondarono la Linea Gotica, liberando Bologna e accelerando la fine della guerra in Italia.