PFC Kermit Fisher (338th). Il suo sacrificio su Monte Altuzzo

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la Redazione
il testo che presentiamo è ripreso dalle biografie dei”Custermen” della 85th US Infantry Division:
https://www.custermen.com/AtTheFront/Biographies/Fisher.htm

Un giovane agricoltore diventa soldato

Kermit Camden Fisher nacque il 22 novembre 1922 a Glenville, West Virginia, figlio di Elias H. Fisher e Janet Westfall Fisher. Kermit era il più giovane dei loro figli e la sua infanzia fu profondamente influenzata dalla tragica perdita del padre nel 1938, che costrinse Kermit a prendersi cura della famiglia e a contribuire al lavoro nella fattoria del nonno. Nonostante ciò Kermit riuscì a diplomarsi alla Glenville High School, dove suonava la tromba nella banda musicale. Dopo il diploma, Kermit si iscrisse al Glenville State Teachers College nel 1942, coltivando l’idea di diventare insegnante, ma le responsabilità familiari lo portarono a lasciare gli studi per aiutare nella gestione della fattoria. Kermit era un membro attivo della comunità: partecipava all’organizzazione giovanile 4-H, dedicata alla formazione dei giovani e frequentava regolarmente la Chiesa Battista di Glenville.

Fu inizialmente esentato dalla leva militare grazie alla classificazione II-C, riservata a chi era considerato necessario al lavoro agricolo. Ma nell’agosto del 1943, spinto da un forte senso del dovere e dal desiderio di servire il proprio paese, Kermit decise di arruolarsi volontario nell’esercito.

L’addestramento militare, il fronte e l’attacco sull’Altuzzo

Kermit fu inviato a Camp Fannin, in Texas, dove completò l’addestramento di base. Prima di partire per il fronte, gli fu concesso un breve congedo per tornare a casa. Durante questa visita, consapevole delle preoccupazioni della madre, chiese alla sorella Betty di non rivelare il fatto che sarebbe stato inviato in una zona di combattimento.

The Attack on the Gothic Line. September 13-17, 1944

Successivamente, Kermit fu assegnato alla Compagnia C del 338º Reggimento di Fanteria, parte della 85ª Divisione di Fanteria “Custer”, e inviato in Italia a supporto della 5ª Armata del Generale Mark W. Clark. Dopo la liberazione di Roma, nel giugno 1944, l’esercito tedesco iniziò un lenta ritirata aggressiva attraverso il Lazio e la Toscana fino sulla Linea Gotica, un complesso sistema di difese situato sugli Appennini.  Questa linea difensiva fortificata attraversava la catena appenninica da costa a costa e costituiva l’ultima grande barriera all’avanzata alleata verso il nord Italia. Nell’agosto 1944 fu deciso l’attacco di sfondamento a cura dell’esercito americano al Passo del Giogo, sulle alture a ovest di Monticelli e a est di Monte Altuzzo, Monte Verruca, Monte Pratone. L’attacco iniziò il 13 settembre 1944. Il 338º Reggimento di Fanteria ricevette l’ordine di attaccare Monte Altuzzo, posizione strategica con una grande visuale sulle linea dell’avanzata alleata, situata a quota 936 su di un cono montuoso l’accesso al quale era ripido e ben difeso da postazioni tedesche, bunker, trincee e campi minati.

Il soldato Ficher, Killed in Action

Durante la battaglia per la conquista di Monte Altuzzo il soldato scelto PFC Kermit Camden Fisher perse la vita. Con queste parole un telegramma firmato “Julio, Aiutante Generale” dava la triste notizia alla madre Janet  il 7 ottobre 1944. “Il Segretario della Guerra mi incarica di esprimerle le sue più sentite condoglianze per la perdita di suo figlio, Private First Class Kermit C. Fisher, che era stato precedentemente segnalato come disperso in azione. Un nuovo rapporto ricevuto afferma che è stato ucciso in azione il diciassette settembre in Italia. Seguirà una lettera […]”.

Due mesi dopo, il 9 dicembre 1944, arrivò la lettera del Capitano del Corpo dei Cappellani William M. Kendall. Kermit Fisher “fu ucciso istantaneamente nel Nord Italia intorno alle sette del mattino del 17 settembre 1944, mentre attaccava una postazione nemica. Fu colpito a morte da una mitragliatrice, un proiettile lo colpì all’occhio destro e un altro alla spalla destra. Era molto apprezzato dai suoi compagni soldati e svolse un eccellente lavoro in combattimento. A Kermit è stata assegnata postuma la Bronze Star per il servizio reso al momento della sua morte.”

La Bronze Star Medal

La lettera alla madre

Sulla stampa locale

Cara Signora Fisher,

Su richiesta del Presidente, Le scrivo per informarla che la Purple Heart è stata assegnata postuma a Suo figlio, Private First Class Kermit C. Fisher, fanteria, che ha sacrificato la sua vita per difendere il suo paese.

Poco possiamo fare o dire per consolarla per la perdita del Suo caro. Apprezziamo profondamente la grandezza della Sua perdita, perché, in un senso molto reale, la perdita sofferta da ognuno di noi in questa battaglia per il nostro paese è una perdita condivisa da tutti noi. Quando riceverà la medaglia, che presto Le verrà consegnata, desidero che sappia che con essa va la mia più sincera simpatia, con la speranza che il tempo e la vittoria della nostra causa possano finalmente alleggerire il peso del Suo dolore.

Cordiali saluti,
(Firmato)
Henry L. Stimson
Segretario della Guerra

Kermit Camden Fisher
27 novembre 1922 – 17 settembre 1944
Ucciso vicino a Roma, Italia
PFC, 338º Reggimento di Fanteria, 85ª Divisione di Fanteria, WWII

Il soldato Kermit C. Fisher di Glenville ha recentemente ricevuto postumo la Bronze Star per il suo eroico risultato in azione mentre serviva con la 85ª Divisione “Custer”, parte della 5ª Armata del Tenente Generale Mark W. Clark in Italia. Durante un attacco a un importante obiettivo che durò tutta la notte, Fisher, come “staffetta” di plotone, mantenne il contatto costante tra le tre squadre del plotone, nonostante il fuoco nemico intenso e il terreno montuoso. Quando il nemico fu costretto a ritirarsi dalla loro posizione e fu lanciato un nuovo assalto contro una doppia postazione bunker, Fisher si unì al gruppo d’assalto e, con fucile e granate, avanzò fino al bunker stesso. Fu durante questa azione che venne ucciso dal fuoco di una mitragliatrice. Durante l’assalto, 15 nemici furono uccisi, 32 fatti prigionieri e grandi quantità di equipaggiamento e materiali furono distrutti. Sua madre, la Signora Janet Fisher, viveva a Glenville ma attualmente lavora a Charleston.

L’assalto finale a Monte Altuzzo

Il ruolo di “runner” di Kermit Fisher

Le notizie sulla morte di Fisher date alla famiglia sono molto scarne, troppo. Per capire meglio la ferocia degli scontri in cui Kermit Fisher fu coinvolto citiamo qui un testo che ricostruisce con un certo dettaglio gli scontri finali per la conquista della vetta del Monte Altuzzo, scontri che iniziarono il 13 settembre e si conclusero il 17, quattro giorni e tre notti durante i quali il 338° pagò un altissimo tributo di vite umane. Quanto a Kermit Camden Fisher c’è da dire che dato il suo ruolo di “runner” poteva porlo ovunque sul campo di battaglia, ma il racconto dei commilitoni sopravvissuti ci dicono come morì: cercando di aiutare un compagno.

Ma cos’era un “runner”? Un “runner” nell’esercito americano aveva il ruolo di staffetta sul campo di battaglia. La sua principale responsabilità era quella di trasportare messaggi e ordini tra le diverse unità, come plotoni, compagnie o postazioni di comando, in situazioni in cui la comunicazione radio o telefonica non era possibile o sicura. Questo ruolo era fondamentale in battaglie intense, dove le linee di comunicazione spesso si interrompevano a causa del fuoco nemico o delle difficili condizioni del terreno. Il compito del “runner” richiedeva grande coraggio e resistenza fisica, poiché doveva muoversi velocemente attraverso il campo di battaglia, sotto il fuoco nemico e in condizioni estremamente pericolose, per mantenere il collegamento tra le unità. Oltre alla trasmissione di messaggi, i “runner” potevano anche essere incaricati di verificare la posizione di altre unità o di portare informazioni cruciali sui cambiamenti della situazione.

Essere un “runner” era considerato un ruolo ad alto rischio, poiché spesso dovevano attraversare aree battute dalle mitragliatrici, dall’artiglieria o dalle truppe nemiche, come accaduto a Pfc Kermit Fisher nel caso del suo ultimo assalto a Monte Altuzzo, durante il quale stava svolgendo esattamente questa funzione.

Assalto al bunker di destra

da qui in poi il testo riprende la ricostruzione di C.B. MACDONALD, S.T. MATHEWS, Three Battles: Arnaville, Altuzzo, and Schmidt

Monte Altuzzo e le cime circostanti. Il 338º Reggimento iniziò l’attacco dalla gola al centro di questa foto. Avanzarono lungo la cresta sulla sinistra. Pfc Fisher fu ucciso durante l’assalto finale ai due bunker tedeschi situati sulla vetta.

Invece di continuare da soli, i tre uomini decisero di tornare indietro per chiedere rinforzi dal versante sud. Dopo che il Tenente Krasman diede l’ordine ai suoi sottufficiali di radunare altre truppe, il Sergente Strosnider si lanciò in avanti con circa quindici soldati della Compagnia C, risalendo in fretta la montagna. Schwantke, seguito dal Sergente Thompson e da alcuni uomini del 1º Plotone, si spostò velocemente lungo il lato destro della cresta e scese nella trincea a zigzag. Man mano che si avvicinavano all’ultima curva, furono bloccati da una raffica di mitragliatrice che veniva dall’ingresso del bunker di destra. Schwantke tentò più volte di oltrepassare la curva, ma ogni volta fu respinto dal fuoco nemico. A quel punto, il Tenente Krasman e il Sergente Thompson cominciarono a lanciare granate verso la mitragliatrice tedesca e le truppe nemiche alla fine della trincea, ma sembrava che le granate non sortissero alcun effetto. Sulla cresta,il  Sergente Strosnider e il suo gruppo avanzarono cautamente per qualche metro, fino a rifugiarsi in un grande cratere. A meno di un metro di distanza, scorsero il bordo superiore di un bunker di legno, ricoperto di terra. Il bunker aveva porte su due lati, ma nessuna apertura per il fuoco. I movimenti all’interno del cratere, però, furono chiaramente percepiti dai tedeschi all’interno del bunker. Rapidamente, aprirono la porta sul lato nord e iniziarono a lanciare granate stordenti verso il cratere. Le esplosioni vicine fecero tremare gli uomini nascosti nel cratere, ma fortunatamente l’unica granata che riuscì a entrare nel cratere non esplose.

Mentre diversi degli attaccanti, incluso il Sergente Strosnider, rimanevano per un po’ nel cratere, il Soldato Elmer J. Kunze e il Soldato Lawrence Markey, Jr. si avvicinarono lungo il pendio occidentale. Improvvisamente, un soldato tedesco, indossando un elmetto americano, emerse dall’ingresso del bunker di destra. Per un attimo, sia il tedesco che i due americani rimasero sorpresi. Markey alzò il fucile, ma esitò troppo a lungo prima di premere il grilletto. Il tedesco lanciò una granata per primo. Colti di sorpresa, Markey e Kunze si ritirarono per un breve tratto, dove incontrarono il Sergente Strosnider, chiedendogli altre granate. Con l’ultima granata disponibile, i due uomini tornarono sul pendio occidentale, avvicinandosi a pochi metri dal bunker di destra. Dopo una breve pausa, un tedesco all’interno del bunker aprì di nuovo la porta e lanciò altre granate verso di loro. Kunze rispose prontamente con il suo M-1. Il tedesco si ritirò nel bunker, poi riaprì la porta a intervalli regolari per lanciare altre granate, richiudendola ogni volta prima che Kunze potesse sparare. Nel frattempo, il Sergente Harvey E. Jones e il Soldato Ernst H. Becker, entrambi del 2º Plotone (Compagnia C), che si trovavano sul pendio sinistro di Hill 926 vicino alla cresta, si avvicinarono all’ingresso del bunker di destra, a circa tre metri da dove Kunze stava sparando. Alcune delle granate tedesche esplosero a pochi metri da Jones, e una ferì leggermente Becker. I due decisero di provare ad avanzare sul lato destro del bunker. Percorsa metà della trincea a zigzag, dovettero buttarsi a terra quando una mitragliatrice tedesca, posizionata a sinistra su Knob 3, iniziò a sparare nell’area. Jones e Becker strisciarono verso il lato occidentale della cresta e trovarono riparo in un grande cratere, che un tempo era stato il posto di osservazione nemico. Vicino al bunker di destra, Markey non prestò molta attenzione al suono del fuoco di mitragliatrice. Mentre Kunze forniva fuoco di copertura, Markey cercò un’apertura in cui lanciare una granata. Mentre si spostava verso la cima del bunker, un proiettile lo colpì alla spalla destra.

Nel frattempo, il Soldato Anthony W. Houston, che si trovava con il piccolo gruppo del Sergente Strosnider all’interno del cratere, montò una granata sul suo fucile e si preparò a sparare. Ma prima che potesse farlo, una raffica di mitragliatrice proveniente da Knob 3 lo colpì mortalmente. Dopo questo colpo, gli altri uomini nel cratere notarono Schwantke più in basso, all’angolo della trincea che conduceva al bunker. A quel punto, il Pfc Kermit C. Fisher gridò: “Ecco Schwantke, andiamo ad aiutarlo!”, e si alzò sopra il cratere per uscire. Purtroppo, una raffica di mitragliatrice lo colpì alla gola, facendolo cadere sul colpo. Il resto degli uomini nel cratere, sopraffatti dalla situazione, si ritirò lentamente verso le posizioni del 3º Plotone, sul versante meridionale, e verso la trincea a zigzag di destra. Sulla cresta di Hill 926 e lungo la trincea a zigzag, gli uomini del Sergente Strosnider non riuscirono a far uscire i tedeschi dal bunker di destra. Invece di lanciarsi contro la posizione, attesero fuori, lanciando granate o sparando al nemico. Alla fine, il fuoco di mitragliatrice proveniente da Knob 3 li costrinse a ritirarsi. Gli uomini del Tenente Krasman e del Sergente Thompson, posizionati nella trincea a zigzag di destra insieme a Schwantke, furono fermati prima di poter raggiungere il bunker, a causa del fuoco di mitragliatrice nemico proveniente da una distanza ancora più ravvicinata.

Assalto al bunker di sinistra

This map traces the movement of the main attack by Company C of the 338th Regiment. The starting positions of the 1st, 2nd & 3rd Platoons are shown at the bottom.

Durante l’azione, il Sergente Fent del 3º Plotone, insieme al Soldato Lightner e al Soldato Peter Kubina, Jr., si spostarono lungo il lato sinistro del pendio occidentale per individuare le posizioni nemiche. Raggiunta la trincea a zigzag a ovest della vetta, Lightner e Fent si fecero strada attraverso il pendio ricoperto di cespugli, fino a scoprire il bunker di sinistra. In cima al bunker si trovava un ufficiale tedesco con gli occhiali. Mentre Lightner si avvicinava alla parte inferiore del bunker, vicino all’uscita della trincea, il Sergente Fent si arrampicò sopra e sparò all’ufficiale. Il colpo allertò i nemici nel bunker di destra, che iniziarono a lanciare granate verso Fent. Attraversando rapidamente la parte superiore del bunker, Fent si tuffò nuovamente nella trincea a zigzag di sinistra, seguito da Lightner. I due si ritirarono a metà trincea e cercarono di sparare verso il bunker di destra, senza successo. Decisi a proseguire, avanzarono di nuovo verso il bunker di sinistra. Lightner tornò all’ingresso, mentre Fent risaliva sulla cima. Sentendo voci dall’interno, Fent ordinò ai soldati tedeschi di arrendersi, parlando in tedesco.

Mentre Lightner copriva l’ingresso, una porta a due ante, un soldato tedesco uscì lanciando granate. Lightner rispose rapidamente con il suo fucile, mentre le granate volavano sopra di lui. Il suo primo colpo colpì il tedesco allo stomaco. Caduto a terra, il soldato tentò di estrarre la pistola, ma prima che potesse farlo, Lightner lo colpì di nuovo allo stomaco e alla mano, facendogli cadere l’arma. Per essere sicuro che fosse morto, gli sparò altri quattro colpi. Dopo aver raccolto la pistola, Lightner si ritirò nella sua posizione di copertura all’angolo della trincea.

Sopra il bunker, Fent continuò a ordinare ai tedeschi di arrendersi, e dopo pochi minuti i soldati nemici iniziarono a uscire uno per uno. Spinti dal sergente del plotone, quattordici soldati tedeschi, incluso un Sergente Maggiore, si arresero. Lightner li perquisì, e i due americani li condussero al cratere che un tempo era stato il posto di osservazione nemico. Durante l’interrogatorio, il Sergente Maggiore confessò che i tedeschi stavano pianificando un contrattacco e che avrebbero cercato di mantenere Monte Altuzzo a tutti i costi. Ammise che erano stati sorpresi dall’attacco, altrimenti non avrebbero mai permesso agli americani di superare la loro linea principale di resistenza e raggiungere la cresta della montagna. I soldati tedeschi avevano voluto arrendersi già quando avevano sentito gli americani fuori, ma il loro Tenente lo impedì, mantenendo il controllo sui suoi uomini fino a quando non fu neutralizzato dal fuoco americano.

L’assalto finale della Compagnia C e le circostanze della morte di Kermit Fisher

La mappa a sinistra mostra il movimento dell’attacco principale da parte della Compagnia C del 338º Reggimento. Le posizioni di partenza del 1º, 2º e 3º Plotone sono indicate in calce. Il Sergente Strosnider guidava un gruppo di 15 uomini, tra cui il  PFC Kermit Fisher, direttamente lungo il pendio verso la vetta. Schwandtke e altri uomini si spostarono verso destra, tra cui i soldati Jones e Becker; Kunze e Markey si mossero invece verso sinistra. Quando gli uomini di Strosnider raggiunsero il cratere creato da un’esplosione e si fermarono per prepararsi all’assalto del bunker, il soldato PVT Houston, fu ucciso mentre preparava un lanciagranate.

Fu allora che Kermit Fisher guardò verso la trincea davanti al bunker di destra e vide Schwandtke seduto all’ingresso della trincea. PFC Fisher urlò al suo capo plotone: “Ecco Schwandtke. Andiamo ad aiutarlo.” Appena si alzò per dirlo, una mitragliatrice tedesca lo uccise. Il fuoco poteva provenire dal bunker, ma molto probabilmente proveniva dalla collina conosciuta come Knob 3.

Fisher era inizialmente dato come disperso, né la menzione per la Bronze Star Medal indicava come fosse caduto, in quali circostanze; e neppure si sapeva dove. La testimonianza dei commilitoni e la ricostruzione degli storici Charles B. MacDonald e Sidney T. Mathews ha permesso di capire come è caduto.

Sepoltura

Il Soldato PFC Kermit C. Fisher fu inizialmente sepolto nel Cimitero Militare di Castelfiorentino, vicino Empoli. Il 3 marzo 1949 le sue spoglie tornarono negli stati uniti dove oggi riposano nello Stalnaker Cemetery a Glenville, in West Virginia, dove egli era nato e vissuto da ragazzo.

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