PIAT: il “mulo” anticarro britannico che colpiva da vicino

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Daniele Baggiani

Nella sala dedicata all’esercito britannico del MuGot – Museo Gotica Toscana di Ponzalla – è esposto un esemplare originale di PIAT (Projector, Infantry, Anti-Tank), l’arma anticarro che accompagnò i fanti inglesi e del Commonwealth lungo tutti i principali fronti europei a partire dal 1943.

Il soprannome “mulo” – mule, come affettuosamente veniva chiamato dai soldati – derivava non solo dal suo peso considerevole (oltre 14 kg), ma anche dalla forza necessaria per maneggiarlo e dal rinculo brutale che restituiva a ogni colpo sparato.

Come un vero mulo, il PIAT era testardo, scomodo, faticoso da gestire… ma tremendamente utile e resistente. E, quando serviva davvero, sapeva tirare un gran calcio.

Accanto al PIAT, la vetrina del museo ospita anche altri oggetti simbolici: i coltelli kukri dei Gurkha nepalesi e un manichino raffigurante un soldato sikh dell’esercito indiano, riconoscibile dal turbante tradizionale sotto il quale i giovani soldati nascondevano i lunghi capelli neri, in osservanza delle pratiche religiose.

Scheda tecnica – PIAT (Projector, Infantry, Anti-Tank)

  • Nome arma: Projector, Infantry, Anti-Tank (PIAT)
  • Origine: Regno Unito
  • Anno di introduzione: 1943
  • Conflitti: Seconda Guerra Mondiale, Guerra d’Indipendenza israeliana
  • Tipo di arma: Lanciagranate anticarro individuale
  • Sistema di lancio: Molla a forte compressione con percussione su tubo spigot (mortaio a perno centrale)
  • Munizioni: Granata HEAT da 3,5 libbre (1,6 kg), carica cava (High-Explosive Anti-Tank)
  • Calibro nominale: 3,25 pollici (83 mm)
  • Lunghezza totale: 991 mm
  • Peso a vuoto: 15,9 kg (con munizioni)
  • Peso della granata: circa 1,6 kg
  • Lunghezza della granata: 380 mm
  • Portata effettiva anticarro: 100 metri (ottimale entro i 30-50 m)
  • Penetrazione corazza: fino a 100 mm (a 90°)
  • Velocità iniziale: circa 75 m/s
  • Cadenza di fuoco: molto bassa (1-2 colpi al minuto, per via della ricarica manuale e della forza necessaria)
  • Operatore singolo, spesso assistito da un secondo soldato per ricarica e copertura
  • Modalità d’uso: caricamento faticoso, rinculo violento; efficace in ambienti urbani e difesa da posizione.

Il predecessore: il fucile anticarro Boys

Prima dell’introduzione del PIAT, la fanteria britannica era equipaggiata con il fucile anticarro Boys, un’arma lunga e pesante che sparava proiettili calibro .55 Boys. Nonostante la sua potenza iniziale, il fucile si rivelò rapidamente inefficace contro i carri armati moderni, portando alla necessità di sviluppare un’arma più efficiente come il PIAT.​

Il meccanismo spigot del PIAT

Il PIAT utilizzava un meccanismo a spigot, un tipo di mortaio in cui la granata veniva lanciata da un perno centrale anziché da una canna. Questo sistema permetteva di utilizzare granate HEAT (High-Explosive Anti-Tank) senza la necessità di un motore a razzo, rendendo l’arma più sicura da usare in spazi chiusi. Tuttavia, il rinculo era violento e la ricarica richiedeva forza fisica. Il suo utilizzo ideale avveniva a distanze estremamente ravvicinate — spesso non oltre i 30 metri.​

Si ricordano alcuni atti di eroismo…

Durante la notte tra il 21 e il 22 ottobre 1944, vicino al fiume Savio in Italia, il soldato canadese Ernest “Smokey” Smith si distinse per un atto di straordinario coraggio. Mentre la sua unità cercava di stabilire una testa di ponte, Smith affrontò un contrattacco tedesco composto da carri armati e fanteria. Armato del suo PIAT, Smith distrusse un carro armato tedesco e respinse l’attacco nemico, salvando la posizione della sua unità. Per questo gesto, fu insignito della Victoria Cross, la massima onorificenza militare britannica.​

Durante la campagna di Normandia, il PIAT fu utilizzato in numerose azioni eroiche. Ad esempio, il soldato britannico Stanley Hollis, l’unico a ricevere la Victoria Cross durante il D-Day, utilizzò il PIAT per neutralizzare posizioni nemiche fortificate. In un altro episodio, il sergente canadese Leo Major impiegò il PIAT durante la liberazione di Zwolle, nei Paesi Bassi, dimostrando la versatilità e l’efficacia dell’arma in diverse situazioni di combattimento.​

British Army: un esercito multietnico e le sue armi

Il PIAT conservato al MuGot è più di un oggetto. È memoria concreta della fatica, dell’ingegno e del coraggio. È parte di una narrazione più ampia che include i soldati indiani e nepalesi, accanto a quelli inglesi, scozzesi e canadesi, tutti presenti sul fronte italiano. La vetrina del museo di Ponzalla ne restituisce la testimonianza, con cura e rigore.

Il MuGot si trova in Località Ponzalla 47, nel comune di Scarperia e San Piero. Maggiori informazioni e visite guidate sono disponibili su museogotica.it.

“Whatever happens, we have got
The PIAT — and they have not.”

(Canzone popolare tra i fanti britannici, fronte occidentale 1944)

Una rima ironica, ma efficace. Risuonava tra le fila britanniche per ricordare che, con quell’arma pesante e ostinata, si poteva ancora dare battaglia. Oggi, al MuGot, quel “mulo” riposa in silenzio, ma continua a raccontare la sua storia.

Un video sul funzionamento di quest’arma

PIAT: The weapon that could punch through steel but needed nerves to match // BFBS Forces News

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