Florentine Art Under Fire è il titolo del diario di Frederick Hartt, tradotto finalmente in italiano nel 2014 col titolo “L’Arte fiorentina sotto tiro“.
Fredrick Hartt fece parte di quello sparuto gruppo di uomini e donne della Sottocommissione alleata ai Monumenti, Belle Arti ed Archivi (MFAA) oggi conosciuta ai più come «Monuments Men» e operò come Responsabile in Toscana insieme a Deane Keller. Il diario venne pubblicato negli Stati Uniti poco dopo la Seconda Guerra Mondiale, nel 1949. Senza di esso non sapremmo che quelle opere d’arte di Firenze e della Toscana, quei monumenti, quegli oggetti d’arte, e i palazzi e le torri che oggi si offrono ai nostri occhi, non sarebbero dove sono e come sono. Se non fosse stato per l’impegno, la determinazione, i rischi corsi in prima persona dal suo autore, allora giovane intrepido e caparbio storico dell’arte sarebbero state distrutte dalla guerra o spogliate dai furti dei nazisti. Dopo il conflitto, Frederick Hartt diventa il noto studioso di Michelangelo e del Quattrocento Italiano.
Insieme ai membri della MFAA ci sono anche numerosi italiani che a vario hanno svolto un ruolo determinante nella salvezza del patrimonio artistico, in Italia e in Europa.
Puoi trovare informazioni sulle attività di questo progetto sia su Instagram che su Facebook, seguici.
Per approfondire potete iniziare da questa bibliografia
di Ugo Coppoli
A volte succedono cose incredibili che non ti saresti mai aspettato anzi, che non ti aspettavi proprio .. 😳
Quando ci è venuta questa idea di creare un gruppo di rievocazione storica sui “Monuments Men” ci siamo ovviamente dovuti documentare perchè partivamo quasi da zero. E una delle nostre fonti di ispirazione e documentazione sono stati i libri dello scrittore americano di fama mondiale Robert M.Edsel.
Robert Edsel infatti ha dedicato gran parte della sua vita alla ricostruzione delle imprese e delle missioni che i Monuments Men avevano fatto in tutta Europa durante la seconda guerra mondiale fino al punto di diventare il fondatore della “Monuments Men Foundation” con sede negli Stati Uniti, che raccoglie tutte le documentazioni, testimonianze, fotografie e pubblicazioni riguardanti appunto la storia degli uomini e donne della “Monumenti”.
Ho fatto questa precisazione perchè quando noi abbiamo cominciato a fare il primo tentativo di rappresentazione al Passo del Giogo nel Settembre 2017, facemmo alcune foto in uniforme con il poco materiale che avevamo e cioè 2 o 3 quadri imballati e qualche libro usato. Però l’idea piacque e allora decidemmo di presentarci come gruppo “Monuments“ alla Colonna della Libertà 2018 e, oltre le nostre previsioni, fu un successo di visibilità e di pubblico. Nel frattempo eravamo entrati in contatto con il Museo Casa Siviero a Firenze, i cui responsabili entusiasti delle nostre rappresentazioni, ci invitarono attraverso la Regione Toscana, a fare presenza in uniforme storica in occasione di serate a tema che si svolgevano presso questo storico Museo.
Durante alcuni di questi “eventi” abbiamo avuto anche la fortuna di conoscere le ragazze dell’Associazione culturale Antigonart, appassionate di storia dell’arte e bravissime attrici, che raccontano la vita di alcune donne che in quel periodo storico collaborarono con i “Monuments”. L’intesa con loro fu subito immediata, al punto che decidemmo di elaborare un progetto al fine di presentare alcuni eventi insieme sull’argomento, progetto che stiamo sviluppando proprio in questo periodo .. 😉🏦
Insomma una crescita graduale ma continua, che ci ha arricchito non solo dal punto di vista delle nozioni storiche ma anche e soprattutto dal lato personale e umano.
EBBENE dopo tutto questo, mai ci saremmo aspettati ieri di entrare in contatto addirittura con il nostro “mito” di ispirazione e cioè proprio con Robert M. Edsel ! 😱
Perciò quasi per caso (o forse no) siamo entrati in contatto con lui su Instagram e dopo brevi cenni su quello che facciamo e rappresentiamo, con nostra grande sorpresa (“ma siamo sicuri ? ma è proprio lui ?”) non solo Edsel ha gradito ma ci ha anche invitati a mandare nostre foto e news sui nostri futuri eventi, nientedimeno che alla mail ufficiale della Monuments Men Foundation, gestita da Anna Bottinelli che è sua moglie nonché fiorentina doc e attuale presidentessa della Fondazione !!
Ci è voluto un po’ di tempo per realizzare che ieri ci stavamo scambiando messaggi su Instagram con questo scrittore di fama mondiale, nostro “mentore” e ispiratore, eppure era lì sotto i nostri occhi, stavamo parlando con Robert M. Edsel, proprio lui, quello vero.
Va beh posso dirlo ? sono soddisfazioni.
A volte è bello sentirsi orgogliosi per quello che si fa
di Simone Pratelli – Foto di Ugo Coppoli
I Monuments Men di Gotica Toscana a Casa Siviero – Agosto 2018
Firenze urla di storia per sua propria natura. Oltre ai famosi e meritevolmente celebrati monumenti e opere d’arte, anche ogni via, ogni vicolo, ogni muretto, ogni capitello ed ogni mattone, se potessero parlare potrebbero raccontare di tempi passati e moderni, di spostamenti, di picconate, di celebrazioni, di demolizioni e ricostruzioni, siano state esse concrete o metaforiche.
Di storie, della vita di tutti i giorni attraverso i secoli, guardando passare l’Arno e le persone. C’è un luogo, a Firenze, che nel suo piccolo è un po’ l’essenza di tutto ciò. Una sobria abitazione in stile neoclassico ottocentesco realizzata dal benedetto e maledetto architetto Poggi, con a fianco un piccolo giardino incorniciato da un garbato muro, da una recinzione e un cancello in ferro; il tutto all’ombra della severa Torre di San Niccolò e dei giochi d’acqua delle fontane delle Rampe. Questa costruzione semplice e lineare custodisce un capitolo importante di parte della storia e dell’arte che al giorno d’oggi ognuno può ammirare nei musei di tutta Italia: siamo all’inizio di Lungarno Serristori, e questo posto, fino alla sua morte avvenuta nel 1983, è stata la residenza di Rodolfo Siviero.
Curioso personaggio, costui. Nato nel 1911, studioso di materie letterarie e artistiche, negli anni Trenta diventa un agente segreto per il Servizio Informazioni Militare dell’allora Regno d’Italia; fino a prima della Seconda Guerra lo troviamo sotto copertura a Berlino, al fine di monitorare le attività del regime di Hitler e riferire al proposito presso Roma. Dopo l’8 Settembre 1943, Siviero si concentra sulle attività del “Kunstschutz” tedesco, ovvero quella branca dell’esercito addetta al salvataggio delle opere d’arte in zona di guerra: intenzione questa obiettivamente nobile, che però, specie col trascorrere della guerra, era diventata un pretesto per Hitler e i suoi alti accoliti al fine di poter concentrare nelle proprie mani e in quelle delle gerarchie naziste la maggior parte delle opere d’arte possibile, semplicemente depredandole dai territori occupati e trafugandole fin dentro i confini del Reich. Siviero collabora con i gruppi partigiani e con l’MFAA (Monuments, Fine Arts and Archives), ovvero la sezione dell’Esercito statunitense destinata alla salvaguardia, al censimento e al rintracciamento delle opere d’arte sui fronti di guerra in Europa: l’abitazione su Lungarno Serristori diventa il centro nevralgico delle sue operazioni.
Continuerà la sua opera anche oltre il termine delle ostilità – l’Italia repubblicana addirittura lo nominerà Ministro plenipotenziario, ed in veste delle proprie insegne lo vedremo impegnato all’estero, specialmente nella Germania postbellica, affinché le opere d’arte rubate, trafugate ed illegalmente trasportate all’estero fossero legittimamente restituite alla Repubblica Italiana.
Continuerà la sua opera di rintracciamento e recupero delle opere fino al 1983, anno in cui, come scritto più in alto, egli scompare. Come disposizione testamentaria, Siviero specifica che la sua abitazione ed i beni in essa contenuti passino nella disponibilità della regione Toscana, la quale nei primi anni Novanta trasforma il piano terreno dell’edificio in casa museo. Ed è proprio lì a “Casa Siviero”, come viene comunemente appellata la struttura museale, che nel 2018 un gruppo di soci di “Gotica Toscana” ha avuto l’opportunità ed il piacere di partecipare ad iniziative culturali e rievocative incentrate sulla salvaguardia ed il recupero delle opere d’arte, vestendo le divise dei “Monuments Men”, ovvero i componenti della succitata sezione MFAA che durante la Seconda Guerra lavorarono fianco a fianco con Siviero per rintracciare, proteggere e mettere in salvo le opere in pericolo; nonché avvalendosi di veicoli militari originali dell’epoca, e di riproduzioni di alcuni dei dipinti realmente messi in salvo durante la guerra. Già una normale visita a Casa Siviero, di suo è molto impressionante e toccante: la storia di chi l’ha abitata, le stanze, gli oggetti e le suppellettili contenuti in esse. Ancora di più è farlo vestendo la divisa di chi, al tempo, collaborò con Siviero: visitando le stanze con estremo rispetto ed attenzione, leggendo le didascalie descrittive, l’interazione è aumentata all’ennesima potenza. Ma è entrando nella biblioteca, la stanza che fu il suo ufficio, che l’impressione è ancora più forte: tutto è stato lasciato come allora, le alte scaffalature in legno piene di libri, la sua sedia, la sua scrivania con sopra foto, libri, appunti.
Passando la soglia della porta, sembra quasi di vederlo lì seduto, assorto nell’osservare fotografie e leggere documenti: poi, una volta accortosi che stanno entrando alcuni ”Monuments”, vederlo alzarsi velocemente dirigendosi incontro, una mano tesa per salutare, l’altra con alcune foto: “Good evening, gentlemen. I’ve called you because I’ve received some pictures from South Tyrol, showing German troops storing paintings and statues in a castle, near the Austrian border…”, mostrando e descrivendo le immagini una dopo l’altra.
Un luogo realmente unico e particolare, Casa Siviero. In tutto il museo, ma specialmente lì nella biblioteca, c’è l’essenza dell’opera dei “salvatori dell’arte”: ogni minima cosa, ogni più piccolo oggetto parla di storia, parla d’arte, parla dei sacrifici fatti affinché ogni opera rubata e trafugata fosse ritrovata e restituita al suo posto originario, per il bene dell’umanità intera. E’ qualcosa che lascia un segno nell’anima. A tal punto che uscendo dal portone sul Lungarno, rendendosi conto della divisa da “Monuments Man” che si sta indossando, viene da voltarsi un attimo indietro, come per salutare: “Goodbye and thank you, mister Siviero. See you next time.”