In vendita al Museo Gotica Toscana
€ 32
Uomini Ordinari con uno Scopo Straordinario
Sono chiamati la “Big Generation”, ma erano anche uomini semplici, che condividevano tutte le debolezze e le imperfezioni umane, rispondendo però al dovere che li ha chiamati. Queste sono le loro storie indimenticabili — racconti in prima persona degli ultimi soldati, marinai, aviatori e Marines che hanno combattuto la guerra più terribile della storia, raccolti da un veterano delle guerre in Iraq e Afghanistan, Andrew Biggio.
L’idea è semplice. Viaggiare per gli Stati Uniti con un M1 Garand del 1945, il fucile di base dello US Army durante la Seconda Guerra Mondiale, per incontrare i veterani, parlare della guerra e firmare quel fucile. Un fucile che toccandolo evoca sensazioni e ricordi da raccogliere come preziosa testimonianza. In questo attesissimo libro, secondo capitolo di The Rifle, l’autore Andrew Biggio ci rivela ancora una volta l’effetto straordinario che il suo M1 Garand ha avuto sui soldati che lo hanno utilizzato in guerra. Sono gli ultimi veterani, gli ultimi sopravvissuti di una guerra che ha rubato loro la giovinezza, la spensieratezza. Il tempo che passa ci sta portando via quegli uomini, ormai centenari, ma i loro racconti, la loro esperienza resteranno vivi e forti.
Andrew Biggio con le sue interviste ai veterani ci fa capire come era combattere per la libertà nei vari teatri della Seconda Guerra Mondiale; quali ostacoli i soldati che tornarono a casa dovettero affrontare e come li superarono. E anche come questi ricordi dei veterani della WWII siano di motivazione e sostegno per i soldati che hanno combattuto e ancora combattono nelle guerre successive. I veterani di ogni conflitto si meritano sempre il massimo rispetto a partire dalla memoria del loro operato su ogni fronte. La guerra e le armi con cui viene combattuta plasmano gli uomini per sempre.
Il veterano Ronald A. Atkinson ha scritto del libro:
Nella mia recensione di “The Rifle”, avevo suggerito che la raccolta di interviste e storie di Mr. Biggio, che raccoglie alcune delle ultime testimonianze della Grande Generazione, sarebbe stata molto utile anche per molti veterani delle guerre successive. Con “The Rifle 2, Back to the Battlefield”, Mr. Biggio usa di nuovo la sua storia personale per mettere in luce le storie di guerra e post-belliche di diversi marinai e soldati della Seconda Guerra Mondiale. Per chi ama leggere le gesta di singoli soldati durante la Seconda Guerra Mondiale, questo libro sicuramente non deluderà. Le battaglie drammatiche e le reazioni dei soldati che le hanno combattute sono ben documentate in “The Rifle 2”. Tuttavia, ciò che Mr. Biggio porta in più rispetto ad altri resoconti scritti sugli orrori della guerra è qualcosa di più: li rende personali. Descrivendo come ha trovato i vecchi soldati, come li ha incontrati, come ha superato la loro riluttanza a parlare e descrivendo gli ambienti in cui ha interagito con loro, fa sì che il lettore si senta al suo fianco, alla stessa tavola, sullo stesso autobus, e sugli stessi campi di battaglia durante le interviste. Non solo racconta le storie, ma offre anche le sue reazioni e i suoi pensieri. Questo racconto personale delle interazioni con i vecchi soldati fornisce un contesto alle loro vite, sia durante che dopo la guerra. Le storie di guerra, di per sé, renderebbero “The Rifle 2” una lettura preziosa, ma il libro è molto di più. A differenza della maggior parte degli autori, Mr. Biggio porta i lettori in viaggi oltre il campo di battaglia. È questo focus su come la guerra abbia plasmato le loro vite che rende “The Rifle 2” così istruttivo e unico. Inoltre, a differenza di molti libri che raccontano le storie di singoli soldati della Seconda Guerra Mondiale, Mr. Biggio non li dipinge tutti come eroi straordinari. Nel suo impegno di raccogliere interviste, ha scoperto alcuni dei personaggi meno ammirabili dell’epoca. Non esita a raccontare le loro storie e non giustifica le loro attività nel periodo post-bellico. Offre anche uno spunto su come alcuni veterani finiscano nel dimenticatoio dopo il servizio, e fornisce lezioni dirette su quanto possa essere difficile aiutare chi è stato trascurato e dimenticato. In tutto questo, Mr. Biggio applica la propria esperienza militare e nelle forze dell’ordine per aiutare a inquadrare le vite degli uomini che ha intervistato. Soprattutto per i veterani militari, ma anche per tutti noi, evidenzia le difficoltà che alcuni incontrano nel reintegrarsi nella società pacifica. Proprio come il primo “The Rifle”, anche “The Rifle 2” mi ha lasciato una maggiore apprezzamento per i singoli soldati che hanno combattuto nella Seconda Guerra Mondiale. Mentre possiamo tutti continuare ad ammirare la Grande Generazione, Mr. Biggio ci ricorda che gli individui di quella generazione erano esseri umani – e quindi non perfetti. Forse questa è la lezione più grande del libro: dovremmo stare attenti a dipingere qualsiasi gruppo come grande, buono o cattivo, e invece imparare a conoscere gli individui e le esperienze che hanno plasmato le loro vite.
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