Monumento alla Linea Gotica del Folgorito

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    Come raggiungerlo

    Poco prima di giungere al “Pasquilio” si incontra uno spiazzo, dove è il Monumento ai Patrioti Apuani. Da lì salgono alcuni sentieri: si prende quello che passa subito dietro al monumento.

    Pasquilio è un località panoramica a circa 800 metri circa di altitudine dalla quale si può godere di un paesaggio irripetibile che spazia dai monti al mare. Si vede da qui tutta la costa apuoversiliese, da Viareggio fino al promontorio di Monte Marcello, l’isola Palmaria e, nelle giornate più terse e serene, si scorgono in lontananza le maggiori isole dell’Arcipelago Toscano ,e persino la Corsica. Si tratta di una zona montana molto frequentata per gite o passeggiate all’aria aperta. Dal piazzale del Pasquilio partono itinerari ad anello ricchi di storia e natura che arrivano fino al Monte Carchio e al Monte Folgorito.

    Dallo spiazzo prima del Pasquilio si passa un ravaneto, cioè un grande mucchio di detriti e materiali di rifiuto caratteristico delle cave di marmo. Si incontra qui un ripido sentiero che sale sulla sinistra, dove vi sono indicazioni per le postazioni della Linea gotica sul Monte Folgorito. Si ignora questa deviazione e, rimanendo sul precedente sentiero, si continua per 1500 metri fino ad arrivare ad uno spiazzo nei pressi della vetta del Monte Folgorito. Il monumento è poco sopra, sulla cresta che divide le due vallate.

    Ai piedi della vetta del Monte Folgorito, Comune di Seravezza (LU)

    La Battaglia di Monte Folgorito

    Il 5 aprile 1945, la conquista del Monte Folgorito segnò una tappa cruciale nella lotta degli Alleati contro l’esercito germanico, in un tratto della Linea Gotica che si snoda attraverso la Toscana nord-occidentale. Questo strategicissimo avamposto, fortificato e difeso strenuamente dai soldati tedeschi, capitolò grazie all’eroismo e alla determinazione dei soldati Nisei, unità di fanteria nippo-americana, che insieme a un distaccamento di partigiani dei Patrioti Apuani, pianificarono un attacco audace e ben orchestrato. All’alba di quel giorno decisivo, le due compagnie di fanteria, supportate dai partigiani locali, sorpresero le truppe tedesche. Conoscendo a menadito il territorio e le abitudini del nemico, i partigiani evitarono un confronto diretto, riuscendo invece a penetrare le linee difensive tedesche e a garantire posizioni vantaggiose per gli Alleati.

    L’attacco scaturì dalla zona de “Le Forche”, a monte della quale i nippo-americani e i partigiani si lanciarono contro la postazione fortificata sul Monte Folgorito, sotto il comando del generale Otto Fretter-Pico. Nonostante le ottime difese, un piccolo contingente di dodici soldati (due dei quali italiani) resistette per ore, affrontando gli assalti dalle 9 del mattino fino alle 17 del pomeriggio. Le forze tedesche tentarono di contrattaccare da più direzioni, supportate da incessanti bombardamenti di artiglieria, ma gli assalti furono costantemente respinti. Una cannonata colpì in pieno il luogo dove erano custoditi i prigionieri, annientando quasi completamente qualsiasi possibilità di salvezza per loro e i loro custodi. La battaglia si concluse il giorno seguente, quando le truppe nippo-americane, con il supporto dei partigiani, bonificarono completamente la zona, segnando così il primo sfondamento della Linea Gotica occidentale.

    Oggi, nei luoghi della battaglia, restano visibili cinque fortificazioni principali tedesche che si snodano fra il Carchio e il Folgorito. Il territorio è punteggiato da decine di buche, trincee, caverne e ripari, tutti testimoni silenziosi di quel conflitto. In particolare, il punto numero 4, situato sulla vetta del Folgorito, custodisce una caverna dove i soldati dell’Asse si alternavano nei turni di riposo e una lunga trincea di oltre 30 metri, che scende fino a un punto di osservazione. Da qui si gode di una vista spettacolare sulla Versilia e, nelle giornate limpide, lo sguardo può spaziare dall’Isola d’Elba fino al confine tra Italia e Francia. Questa storica conquista non solo rappresenta un capitolo importante nella storia della Seconda Guerra Mondiale, ma ci ricorda anche il sacrificio e il coraggio di coloro che combatterono per la libertà in un momento così critico. Onore imperituro ai soldati nisei, che spesso sono ritornati negli anni passati in questi luoghi dove hanno ferocemente combattuto.

    5 aprile 1945: assalto finale alla Linea Gotica1

    Nelle prime ore del 5 aprile 1945, un gruppo di Nippo-​americani “I Nisei”, gui­dati da Pacifico Luisi detto “Sci­amino”, un par­ti­giano ver­siliese del Gruppo Patri­oti Apuani, ave­vano risal­ito un imper­vio sen­tiero che da Azzano, già ter­ri­to­rio lib­er­ato che con­duceva al Monte Car­chio. Molti erano stati i ten­ta­tivi non andati a buon fine nelle set­ti­mane prece­denti e molti sol­dati amer­i­cani erano stati uccisi. Chi aveva reg­is­trato il mag­gior numero di perdite era stata la divi­sione statu­nitense “Buf­falo” for­mata dagli afro-​americani che, in seguito,sarebbe stata l’artefice della lib­er­azione di Montignoso. Quel mat­tino, c’erano due impor­tanti novità: la prima era rappresentata dal gruppo mil­itare dai “Nisei” scelti dell’esercito statu­nitense, la sec­onda con­sis­teva nell’aver affidato la guida all’esperienza dei par­ti­giani del luogo che conosce­vano a mena­dito quella parte di territorio e ave­vano con­dotto i sol­dati amer­i­cani al di sopra del posto di guardia gestito da una pic­cola guarni­gione tedesca. Quest’ultima colta di sor­presa non aveva potuto opporre nes­suna resistenza. Cat­turata senza colpo ferire la guarni­gione il per­tu­gio aperto dai Nippo-​americani del 100 BTG, 442 RGT era stato uti­liz­zato per far arrivare altri sol­dati; qualche ora dopo, a metà mat­tina, veniva sfer­rato il vero e pro­prio attacco frontale alle truppe tedesche che, nell’affannoso ten­ta­tivo di tam­ponare quella rottura, bruli­ca­vano nella zona col­linare di Mon­tig­noso tra il Cam­pac­cio, il Monte Car­chio e il Monte Folgorito.

    L’attacco delle truppe amer­i­cane aveva incon­trato una for­tis­sima oppo­sizione delle truppe tedesche sca­te­nando una delle più cru­enti battaglie com­bat­tute sul fronte della Linea Got­ica Occi­den­tale, sec­onda soltanto alla battaglia che, sul ver­sante adri­atico, aveva con­sen­tito di lib­er­are Rim­ini alcune set­ti­mane prima. Sul monte Belvedere, a due passi dal Cippo del Termo del Pasquilio, si era com­bat­tuto fino al 9 aprile; poi i Nisei si erano por­tati verso Massa pas­sando per la zona col­linare delle Cà de Cecco e di San Carlo men­tre Mon­tig­noso era stata lib­er­ata il giorno prece­dente (8 aprile) dalle truppe della “Buf­falo” che ave­vano sfer­rato un deci­sivo attacco alla guarni­gione tedesca rac­colta intorno alla Fortezza Agh­i­nolfi e simultaneamente alla linea difen­sive del “cate­nac­cio di Massa” sit­u­ata al Cinquale tra il lago di Porta e il mar Ligure.

    Nella battaglia di monte Belvedere si stima che l’esercito tedesco abbia las­ci­ato sul campo oltre un centi­naio di uomini ed anche le perdite amer­i­cane sono state molto elevate. Con la lib­er­azione dell’8 aprile era ter­minato un peri­odo tragico per Mon­tig­noso: oltre sette mesi di stazion­a­mento del fronte di guerra con quotidiani bombardamenti di artiglieria da terra e dal cielo che ave­vano provo­cato quasi due­cento morti tra i civili.

    Oggi rimangono molte testimonianze storiche di questa linea difensiva in particolare lungo il sentiero 140 vi sono tracce di buche, trincee, camminamenti, caverne rifugio e dormitorio e postazioni di tiro, tutte della Wermacht. Invece nel versante verso Azzano ci sono analoghe opere dei soldati americani.Oggi rimangono molte testimonianze storiche di questa linea difensiva in particolare lungo il sentiero 140 vi sono tracce di buche, trincee, camminamenti, caverne rifugio e dormitorio e postazioni di tiro, tutte della Wermacht. Invece nel versante verso Azzano ci sono analoghe opere dei soldati americani.

    Simbolo dell’intera resistenza apuana è la chiesetta del Pasquilio. La sua costruzione risale al 1 Aprile 1944 su commissione della Resistenza, questi ultimi utilizzarono l’edificio per trarne vantaggio, approfittandosi del movimento di uomini e mezzi impegnati nella costruzione. La costruzione della chiesetta inoltre nascondeva il movimento dei partigiani che difendevano questo territorio. La “Chiesetta del Pasquilio” oggi viene nominata anche “Chiesetta dei Partigiani” perché grazie alla sua realizzazione questi trovarono protezione. La sua costruzione si concluse durante il dopoguerra non ha subito cambiamenti durante gli anni.


    1. Testo ripreso senza cambiamenti dall’articolo di ANPI Montignoso, pubblicato su https://lineadelricordo.wixsite.com/lalineadelricordo/single-post/2017/04/05/5-aprile-1945-assalto-finale-alla-linea-gotica

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